Il passo ulteriore e necessario riguardava il ruolo dell’America nel mondo. Se l’unico metro di giudizio, se l’unico valore da considerare era l’interesse immediato dell’America, l’America doveva smettere di pensare a se stessa come garante dell’ordine mondiale. “Proteggiamo le altre nazioni quando sono in difficoltà – spiegava Trump in The America We Deserve – guidiamo il mondo negli aiuti internazionali. Siamo i partner favoriti quando si tratta di commercio internazionale. Accogliamo almeno un milione di rifugiati e immigrati ogni anno, salviamo i governi insolventi e rafforziamo quelli più deboli. Abbiamo truppe e jet e flotte in giro per il mondo… e la maggior parte delle volte non ci prendiamo nemmeno la cura di mandare il conto”.

Sedici anni più tardi, quella visione di un’America che si chiude, che guarda soprattutto a se stessa e ai propri interessi, che è pronta a difendere questi interessi a suon di minacce, è pronta a realizzarsi con l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca. Tra le tante cose che Trump spazza via, c’è infatti anche il concetto – secondo alcuni pura costruzione retorica, secondo altri un valore – dell’“America leader del mondo libero”. Assumendo i poteri di presidente, nel 1961, John Fitzgerald Kennedy citava le parole vergate da John Winthrop nel 1630 sulla nave Arbella che lo portava nella Nuova Inghilterra: “Dobbiamo considerare che noi saremo come una città sulla collina – gli occhi di tutte le genti saranno su di noi”.

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Trump cambia la politica estera: Usa mai più guardiani del mondo, sì ad alleanze variabili in base agli accordi economici

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