Gentian Alimadhi, legale 43enne, potrebbe essere il prossimo candidato sindaco del Pd nella città ducale. Arrivato dall'Albania nel 1993, un passato da immigrato clandestino alle spalle, dal 2010 è cittadino italiano e partecipa alle riunioni della Consulta degli stranieri: “Abbiamo pensato fosse giunto il momento di dare un contributo", dice
È arrivato in Italia nel 1993, sbarcato dall’Albania sulle coste pugliesi dopo le prime grandi ondate del Novanta. Ora si candida a guidare Parma, città che più di vent’anni fa lo ha accolto e in cui è riuscito a costruire la sua nuova vita. Gentian Alimadhi, che oggi ha 43 anni ed è un avvocato con uno studio legale avviato, potrebbe essere il prossimo candidato per il centrosinistra nel comune che nel 2012 è diventato la prima roccaforte Cinque stelle con l’elezione di Federico Pizzarotti. La discesa in campo del primo aspirante sindaco di origine albanese con un passato da immigrato clandestino alle spalle, passerà per le primarie aperte che si terranno il 19 febbraio.
“Ho deciso che dopo tanto ricevere, è arrivato il momento di dare a questa città – ha raccontato Alimadhi a ilfattoquotidiano.it – Il mio obiettivo è ottenere non solo i voti dei ‘nuovi italiani’, ma anche quelli dei parmigiani”. Gli sfidanti in campo sono in tutto cinque, tra cui anche il capogruppo uscente del Pd Nicola Dall’Olio (oltre a Dario Costi, Paolo Scarpa e Francesco Samuele), ma c’è chi dice che Alimadhi, che non ha tessere di partito e gode del sostegno delle comunità di stranieri e di molti parmigiani, potrebbe avere tutte le carte in regola per sbaragliare la concorrenza. Del resto, nel corso della sua “seconda vita” nella città ducale, l’avvocato si è guadagnato la stima di molti anche grazie alla sua attività all’interno della comunità albanese, che a Parma conta 8.000 persone, e nel 2011 è stato perfino insignito del premio Sant’Ilario, massimo riconoscimento civico che viene conferito dall’amministrazione comunale.
Oggi Alimadhi, che dal 2010 è cittadino italiano, è perfettamente integrato a Parma, ma il suo passato non è molto diverso da quello dei molti immigrati che si affacciano all’Italia con la speranza di una vita migliore. Nato a Fier da una famiglia che ha vissuto sulla propria pelle le persecuzioni politiche del regime comunista in Albania, per l’avvocato la decisione di partire e seguire le orme del fratello, immigrato in Italia con i grandi sbarchi del 1990, è arrivata a vent’anni, quando era uno studente di Ingegneria con indirizzo architettura. “E’ stata una scelta difficile, presa contro il volere dei miei genitori. Non scappavo da condizioni disperate, ma volevo scoprire quel mondo che conoscevo attraverso i programmi di Bruno Vespa e di Raffaella Carrà. Volevo dimostrare che potevo farcela, per me stesso e per la mia famiglia”. Gli inizi difficili ci sono stati anche per lui: l’arrivo in un paese straniero, la fatica di farsi accettare in un periodo in cui gli albanesi erano visti come “i cattivi di turno”, la determinazione di riuscire nel lavoro e nello studio e il lungo percorso per ottenere la cittadinanza. “Ho cominciato lavorando come operaio in fabbrica da clandestino, poi dopo tre anni con la sanatoria del ‘95-‘96 sono stato regolarizzato. Per me quella è stata la notizia più bella”.
Così insieme al lavoro in fabbrica, Alimadhi ha potuto riprendere anche gli studi: Architettura a Parma non c’era ancora e la scelta è stata Giurisprudenza, una facoltà che gli poteva permettere di lavorare e studiare senza l’obbligo di frequenza. “Seguivo le lezioni più importanti e le registravo – ricorda – La sera, mentre facevo i turni di notte, le riascoltavo e studiavo”. In 5 anni è arrivata la laurea, poi il praticantato e l’avvio della sua attività da avvocato penalista specializzato sui temi dell’immigrazione. Quindi l’impegno nella comunità albanese e in quella straniera, e di recente nell’associazione Libertà Eguale, fino alla decisione di dare un contributo anche alla vita politica della città. La scelta di partecipare alle primarie è maturata dopo molte riunioni con i rappresentanti della Consulta degli stranieri. “Abbiamo pensato che era giunto il momento di fare qualcosa, il nostro momento di dare un contributo – spiega – Credo che la politica dovrebbe garantire la libertà di espressione a tutti, anche ai più deboli. Non dev’essere monopolio dei politici di razza, ma qualcosa che appartiene a tutti i cittadini. Fare politica può essere un modo bellissimo di cambiare le cose dall’interno, è per questo che le persone, e soprattutto i giovani, dovrebbero tornare a interessarsene. Parma è una città bellissima, che amo molto, io mi sento parmigiano e voglio rappresentare i diritti di tutti, di quelli che qui sono nati e di coloro che hanno scelto questa città per viverci”.