La catena di comando tra il Califfato e il Lecchese. L’ordine diretto dell’Isis: “Colpite l’Italia”
Un passato da sbandato riscattato grazie alla kickboxing. Ora Abderrahim Moutaharrik, marocchino di 28 anni residente a Lecco, vorrebbe raggiungere il fronte insieme alla moglie Salma Bencharki, 26 anni, e ai figli di due e sei anni. Ma dalla Siria gli viene affidata un’altra missione: colpire l’Italia. Ed è un fatto storico. Perché per la prima viene cristallizzata in un’indagine la volontà dei vertici dell’Isis di compiere un attentato il nostro Paese. La prova dell’esistenza di una catena di comando che parte dal Califfato e arriva fino in Lombardia. Moutaharrik ha buone entrature nell’organizzazione. E’ amico di Oussama Khachia, un soldato di al-Baghdadi morto a fine 2015 in Iraq. Ma soprattutto di Mohamed Koraichi, marito di Alice Brignoli, che una volta arrivato in Siria con la famiglia si è fatto strada ed è diventato un membro rispettato dell’Isis. E’ lui il vero artefice della radicalizzazione dell’ex kickboxer che avviene tra Lecco e Costa Masnaga. E’ lui che con una nota vocale su Whatsapp invia all’amico la “tazkia“, letteralmente “benedizione”, una sorta di certificato di fedeltà al Califfo indispensabile per entrare nelle fila dei tagliagole dell’Isis. E’ il 15 marzo 2016. Cinque giorni dopo sul telefono di Moutaharrik arriva un altro messaggio. Questa volta la voce è di un sedicente sceicco, una figura di primo piano secondo gli investigatori di Digos e Ros. L’aspirante martire vine invitato “a fare questo bene lì nei paesi dei cristiani, a Roma, in Italia”. E’ il contrordine, utile a comprendere la strategia che l’organizzazione ha in mente di attuare nel nostro Paese: quella del “lupo solitario“, già sperimentata con successo in altre città europee. Koraichi ne spiega la micidiale efficacia all’amico: “Queste operazioni che fanno questi lupi solitari è meglio fratello mio di 20mila attacchi”. Moutaharrik accetta. In cambio chiede che almeno i suoi figli possano crescere “nel paese del Califfato dell’Islam”. Tutto è pronto per l’attacco, dunque. L’8 aprile viene attivato il segnale. Dalla Siria, infatti, arriva il “poema bomba“: la poesia dedicata all’aspirante kamikaze. “Ascolta lo Sheico, colpisci! Dalle tue palme, eruttano scintille, e sgozza, che con il coltello, è attesa la gloria, fai esplodere la tua cintura nelle folle dicendo ‘Allah Akbar’!”. Ma la catena di comando viene spezzata dall’Antitterrorismo di Milano. E la missione di Moutaharrik fallisce.
Cronaca
Reclutatori Isis, combattenti e aspiranti kamikaze: il grande romanzo nero del jihad è in Lombardia – Le storie - 4/7
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