Nel “2017, finalmente la fine del tunnel”, titola il settimanale satirico Charlie Hebdo, in un numero speciale dedicato alla ricorrenza dei due anni dalla strage dei fratelli Khouachi che, il 7 gennaio del 2015, ne decimò la redazione. Ma nell’amara vignetta della copertina, con sfondo rosso, il ‘tunnel’ è il kalashnikov imbracciato da un jihadista pronto a colpire. Parigi intanto rende omaggio alle vittime degli attentati nella della rivista e nel supermercato HyperCacher della Porte de Vincennes.
“Forse nel 2017 bisognerà essere più aggressivi”, ha dichiarato Riss, direttore della testata, intervistato dai media francesi, sottolineando che il giornale continua a ricevere minacce: “Il 2015 è stato l’anno della sopravvivenza, il 2016 quello della stabilizzazione”. Nel 2016 il giornale satirico ha venduto mediamente circa 50.000 copie settimanali e aveva 60.000 abbonati, esattamente la metà del 2015, ma resta comunque in equilibrio. Per questo”nel 2017 bisognerà essere più aggressivi”, ha commentato il direttore del settimanale che nel numero in edicola oggi sferra un duro attacco agli intellettuali che criticano le sue posizioni su Islam e terrorismo.
“Ridere vi fa paura perché libera lo spirito come nessun’altra artiglieria umana”, scrive il giornalista Fabrice Nicolino in un articolo intitolato: “Questa gauche che si è sempre chinata davanti ai despoti”. “Il problema – incalza Riss in un disegno firmato Coco – sono tutti i credenti musulmani che pensano che nonostante tutto non si debba ridere della religione. Questa gente, di fatto, anche se non sono terroristi, la pensa come loro”. Ma dopo l’attentato sono state diverse le firme che hanno lasciato il giornale, molti perché in disaccordo con la linea editoriale.
Dopo alcuni mesi passati nella redazione di Libération la squadra di Charlie si è trasferita ora in un luogo top secret con parola d’ordine, vetri blindati e guardie armate. I 12 milioni di euro tratti dalle vendite record del numero dei sopravvissuti che seguì la strage vengono destinati in gran parte all’ingente dispositivo di sicurezza. L’avvocato del giornale, Christophe Thévenet, parla di circa “un milione di euro all’anno per pagare questa sicurezza indispensabile perché le minacce arrivano tutti i giorni”. I soldi servono poi a finanziare nuovi progetti come la traduzione in inglese di alcuni articoli per il web e la versione tedesca del giornale il cui primo numero è uscito a novembre. Alle vittime degli attentati del gennaio 2015 sono andati risarcimenti per 4,2 milioni di euro.