SING di Garth Jennings. Con le voci di: Matthew McConaughey, Reese Witherspoon, Scarlett Johansson. (Usa, 2016). Durata: 100’ Voto: 2/5 (DT)
Il topino elegante e vanitoso virtuoso dello swing, Johnny il gorilla dalle tonalità profonde e soul, la maialina casalinga e mamma dalla voce portentosa ma un po’ imbalsamata sul palco, la riccietta dall’animo e dal riff rock, infine l’elefantina Meena (che in italiano suona come Mina) tanto timida quanto entusiasmante trascinatrice sulle note di Don’t you worry ‘bout a thing di Stevie Wonder. Questo il cast selezionato dall’impresario koala Buster Moon per rimettere in piedi la propria carriera e il proprio teatro, dopo essere scappato da creditori e dipendenti in rivolta. I giovani talenti si contendono un premio che per un errore di stampa è salito dai risicati mille dollari a la bella cifra di centomila convogliando l’attenzione di troppe persone ehm… animali. Inutile dire che i concorrenti non saliranno su quel palco solo per vincere soldi, ma soprattutto per mostrare il loro amore per la musica. L’oramai classica antropomorfizzazione animata di simpatiche e buffe bestiole, con annessi relativi e tradizionali luoghi comuni sui loro vizi e virtù di specie, fa di Sing un compitino facile facile di scrittura (un paio di particolari per caratterizzare i concorrenti e via sul palco), dall’umorismo mai troppo invasivo (anzi vagamente assente), e con l’apice del pathos e l’accumulo di energia da computer grafica nella totalizzante performance coreografica modello talent show dei protagonisti. Produce la Illumination Entertainment che a questo punto dopo Minions, Cattivissimo me e Pets, non si scanta mai dalla categoria “simpatia” per fare il salto in quella della “poesia”.