Per settimane ha vessato e aggredito i compagni fino a costringere il tribunale dei minorenni di Perugia ad emettere un provvedimento di permanenza domiciliare per atti persecutori. A finire ai domiciliari è un ragazzino di 15 anni residente a Gualdo Tadino di origine marocchina che per tutti era ormai diventato il “bullo” dell’istituto diretto dalla professoressa Francesca Pinna.
A trovare il coraggio di andare dai Carabinieri della locale stazione sarebbero stati proprio i genitori dei bambini minacciati e diventati vittime delle continue aggressioni del 15enne.
Le indagini sono durate circa due mesi e si sono svolte con la massima riservatezza fino ad arrivare agli arresti domiciliari che ora costringono il 15enne a non uscire dall’abitazione e a non incontrare persone al di fuori della sua schiera famigliare. Il tutto è cominciato mesi fa quando la dirigente scolastica, venuta a conoscenza di quanto stava accadendo nella scuola ha informato il sindaco Massimiliano Presciutti: “Sono stato chiamato dalla dirigente. A quel punto le ho suggerito di organizzare un’assemblea con le famiglie. In passato avevamo già fatto degli incontri con l’Arma dei Carabinieri su questo tema. La sensibilità verso il bullismo c’era ma non ci restava che informare anche le forze dell’ordine. Non siamo di fronte ad un caso di marginalità: la famiglia è integrata in città, il ragazzino ha frequentato anche la primaria a Gualdo Tadino”.
Il primo cittadino ha fatto il possibile per creare una rete capace di dare una risposta: “Non potevamo più far finta di niente. Quel minore aveva danneggiato anche i bagni della scuola e in classe c’era ormai paura. I genitori hanno mostrato coraggio e noi siamo al loro fianco in questa difficile fase senza dimenticare che bisognerà intervenire anche per aiutare il bullo”.
Una vicenda che ricorda quanto il bullismo resti una piaga nel nostro Paese. Secondo i dati dell’ultimo dossier di Telefono Azzurro raccolti nell’anno scolastico 2015/2016 attraverso il Centro nazionale di ascolto, dal settembre 2015 al giugno dello scorso anno c’è stata una chiamata al giorno per segnalare casi di bullismo o cyberbullismo. In totale i casi sono stati 270 e hanno richiesto 619 consulenze. Un fenomeno che riguarda maggiormente il Nord dove è stato gestito il 45% dei casi, mentre l’età delle vittime si sta sempre più abbassando.