Chi non ha letto Marcovaldo di Italo Calvino e non è rimasto affascinato dal suo candore e dalla sua scoperta della natura nell’orribile ed inospitale città? Ecco, il gruppo informale, Terra e Partecipazione, mi ricorda Marcovaldo. Ma andiamo con ordine.
A Brescia – una delle città più inquinate d’Italia – c’è un quartiere che si chiama Sanpolino, solo perché è prossimo da un quartiere che si chiama San Polo (!). Come tutti quelli che oggi sono quartieri, prima era un’area verde. È stato nel 2000-2002 che l’amministrazione ha pensato bene di coprirlo di cemento ed asfalto. E fra il 2005 ed il 2008 sono stati realizzati 1900 alloggi. Poi il fallimento delle imprese appaltatrici ha portato ad uno stop delle costruzioni e si sono salvati dalla trasformazione 16 ettari di terra che si sono trasformati rapidamente in buona parte in una sorta di bosco in città: vi sono cresciuti alberi, olmi in particolare, vi si sono insediati lepri ed uccelli.
Da maggio 2014 a giugno 2016 (con proroga fino all’11 novembre 2016), il terreno è stato concesso in comodato ad alcune realtà di volontariato che in parte di esso hanno realizzato un orto sinergico, su 7.000 mq non boscati. La nuova realtà dell’ortobosco ha dato poi lo spunto per realizzare attività di sensibilizzazione, laboratori, corsi, eventi per la cittadinanza.
Ma ecco che l’amministrazione comunale, tornata nel pieno possesso dell’area, forse non avendone compreso appieno le potenzialità, oggi pensa – oltre che a concludere il piano di edilizia economico-popolare con altri mille alloggi – di realizzarci una pista di atletica. Le amministrazioni comunali sono così: guai a parlargli di far tornare agricolo ciò che hanno bollato come edificatorio o servizi.
Il gruppo informale Terra e Partecipazione di cui dicevo sopra – che è attivo da più di due anni e che prosegue con la cura della terra e delle relazioni – però non si arrende e pensa che quel terreno possa rimanere così, in controtendenza rispetto a quanto accade in Italia, dove l’Ispra denuncia che permane un consumo di suolo che viaggia alla velocità di 4 metri quadrati mangiati ogni secondo, per un totale di 35 ettari al giorno.
E sogna addirittura che possa essere realizzata una Fermata Metro Sanpolino Bosco. Un sogno che non si realizzerà, magari, ma accidenti, verrà pure un giorno prima o poi in cui un terreno vergine varrà più di un terreno compromesso da cemento ed asfalto!