Il figlio del ministro del Lavoro, direttore di un settimanale, era stato investito dalla bufera scatenata dalle frasi del padre sui giovani italiani all’estero ed era già stato minacciato: "Questo fatto mi preoccupa ha commentato - ma mi sforzo di rimanere sereno. Continueremo a fare il nostro lavoro e se possibile con maggiore determinazione"
Tre proiettili calibro 9 e la minaccia “ti ammazziamo, guardati alle spalle”. E’ il contenuto di una busta recapitata nei giorni scorsi a Manuel Poletti, 42 anni, giornalista, figlio del ministro del Lavoro Giuliano Poletti, presso la redazione del settimanale Setteserequi di cui è direttore. I media riferiscono che incollata sopra la frase minatoria c’era una foto del giornalista ritagliata da un articolo di stampa.
Dopo le prime minacce, il giornalista aveva ricevuto la solidarietà dell’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia-Romagna e a La Zanzara su Radio 24 aveva ribadito: “Noi rispettiamo la legge. Il fondo pubblico è uno strumento per garantire la democrazia con più testate sul territorio. Esiste in molti Paesi europei. E danno più soldi che da noi. E’ previsto dalla Costituzione”. Dichiarazioni che si riferiscono ai 500mila euro di contributi pubblici che la testata che dirige, con tiratura di 5000 copie, avrebbe ricevuto e che sono parte di una polemica nata dalle frasi del padre sui giovani italiani all’estero: “Conosco gente che è andata via e che è bene stia dove è, perché questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi”.
Il nuovo episodio ha indotto la Prefettura ad aumentare il servizio di vigilanza al quale Poletti era già sottoposto dopo le minacce di morte ricevute su Fb e via mail prima di Natale. “Le indagini erano già iniziate allora – commenta il giornalista – ho piena fiducia nelle forze dell’ordine. Questo fatto mi preoccupa, ma mi sforzo di rimanere sereno. Continueremo a fare il nostro lavoro e se possibile con maggiore determinazione. Non ci facciamo intimidire, chiaro che certi fatti preoccupano ed è difficile restare indifferenti”.
Poletti, parlando con il Resto del Carlino, ha riferito anche di “due lettere con minacce, seppure più sfumate, recapitate in Comune”, giunte nei giorni precedenti anche alla madre, Anna Venturini, assessore del comune di Castel Guelfo (Bologna) con deleghe ai servizi sociali, sanità e scuola.