Perquisita l'abitazione privata Yanis Stournaras, ex ministro delle Finanze con Papademos. Secondo gli inquirenti si spendevano milioni di euro per pubblicare messaggi sociali che potevano essere trasmessi a titolo gratuito. Gli investigatori ipotizzano che quelle somme provenissero dalla multinazionale e finissero in tasca ai politici
Chi si cela dietro lo scandalo Novartis? Se lo chiedono a caratteri cubitali solo due magazine ellenici in edicola sabato 7 gennaio, mentre gli altri media preferiscono concentrarsi sulla neve e sulla durata del governo Tsipras. Uno scandalo pari a quello della Lista Lagarde degli illustri evasori ellenici e a quello Siemens legato alle tangenti per le telecomunicazioni e per le forniture di armi. E intanto si allarga in Grecia l’inchiesta della procura statunitense sul presunto maxi buco da 80 miliardi di euro creato sui conti pubblici greci dalla multinazionale elvetica Novartis, che riguarda 4000 persone tra medici e manager della casa farmaceutica.
E nel caso spunta il nome dell’attuale governatore della Banca di Grecia, Yanis Stournaras, già ministro delle Finanze durante la crisi del 2012 sotto il governo tecnico guidato da Lukas Papademos e in quello successivo di larghe intese con il conservatore pro troika Antonis Samaras. Si apprende che è stata perquisita l’abitazione privata del banchiere lo scorso settembre nell’ambito dell’inchiesta condotta dal Centro ellenico per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (Hcdcp), per via di una società collegata a sua moglie, Stavroula Nikolopoulou Stournara. In quell’occasione furono sequestrati pc, documenti e dossier relativi alle attività della società di Nikolopoulou Stournara e ai suoi rapporti con la Hcdcp. Secondo gli inquirenti si spendevano somme superiori a 2 milioni di euro per pubblicare messaggi sociali per informare il pubblico sui problemi di salute (come ad esempio l’influenza stagionale) che invece sarebbero potuti essere trasmessi a titolo gratuito come messaggi di servizio pubblico. Al vaglio degli investigatori, l’ipotesi che quei denari provenissero dalla Novartis e finissero in tasca ai politici.
Tra l’altro in occasione del vertice Bilderberg del 2009, che si tenne proprio ad Atene, erano presenti oltre a svariati capi di Stato e manager di varie multinazionali (e ad Alexis Papahelas, direttore del quotidiano Kathimerinì), anche l’allora Ceo della Novartis, lo svizzero Daniel Vasella e il professor Stournaras che sarebbe diventato ministro tre anni dopo, ma che era già noto alla finanza mondiale per aver materialmente condotto il passaggio dalla dracma all’euro nel gennaio del 2001.
Intanto Yannis Natsis, Policy Coordinator presso la European Public Health Alliance, ha dichiarato non solo che le accuse di corruzione dimostrano che l’industria farmaceutica ancora una volta abusa del suo strapotere ma che, nonostante la Grecia potrebbe essere descritta come un paese in bancarotta, numerosi medicinali con prezzi esorbitanti, soprattutto quelli oncologici, sono ancora pienamente rimborsati dallo Stato: con profitti fiume per le multinazionali. E osserva: “I medici in Grecia hanno sistematicamente evitato di criticare i prezzi elevati richiesti dall’industria”. Un’accusa pesante su cui la procura americana ha acceso un faro da alcuni mesi, dopo che due top manager della Novartis avevano passato mail sensibili sui presunti illeciti commessi in svariati Paesi, anche in Grecia, a proposito degli accordi conclusi con i ministeri della Sanità e dopo il tentato suicidio il giorno di Capodanno di un alto dirigente della Novartis, che aveva minacciato di buttarsi nel vuoto dalla terrazza dell’Hilton di Atene se non avesse parlato con il procuratore Capo che sta seguendo l’inchiesta. Il 44enne dopo l’episodio è stato trasferito in una struttura segreta.
In Grecia intanto non mancano indiscrezioni e possibili nuove piste per uno scandalo che rischia di mescolarsi con le trattative sul debito del Paese. Kostas Vaxevanis, il giornalista che venne arrestato e processato nel 2012 perché per primo aveva pubblicato i nomi della Lista Lagarde, politici e industriali che avevano portato in Svizzera decine di miliardi scoperti alle rivelazioni di Hervè Falciani, oggi scrive che nel caso Novartis sarebbe coinvolto direttamente anche un ex premier greco che avrebbe dato il via libera alla multinazionale elvetica per chiudere un accordo milionario nonostante il passivo insostenibile per le casse dello Stato.
Per contro il magazine Proto Thema, in un’altra inchiesta, punta il dito contro l’ex speaker del governo, Olga Gerovasili, coinvolta in un altro caso di conflitto di interessi e violazione della costituzione greca, che ne ha determinato l’allontanamento dall’esecutivo: era socia di una società di servizi medici in affari con lo Stato e contemporaneamente deputata e portavoce dell’esecutivo Tsipras.
Twitter: @FDepalo