Dante come Cristo
La Commedia è un dedalo intellettuale che Dante, lungo tutto il suo cammino, ha disseminato di segreti come in un gigantesco gioco, dominato dall’implacabile legge dei numeri. Il poeta, avviando la Commedia («Nel mezzo del cammin di nostra vita / mi ritrovai per una selva oscura, / che la diritta via era smarrita»), pare dichiarare di apprestarsi a compiere il suo viaggio nell’aldilà a 35 anni, ma dirà più avanti a Brunetto Latini (Inf. XV, 49-51):
“Là su di sopra, in la vita serena”,
rispuos’io lui, “mi smarri’ in una valle
avanti che l’età mia fosse piena”.
Il 7 aprile 1300 Dante, che era nato tra la fine di maggio e i primi di giugno del 1265, sotto la costellazione dei Gemelli (Par. XXII, 106 sgg.), non ha ancora compiuto 35 anni; ne ha 34 come Gesù di Nazareth e, come lui, “muore” poco prima di aver raggiunto il “colmo” della vita e risorge all’alba del terzo giorno, con l’arrivo sulla spiaggia del Purgatorio: «Ma qui la morta poesì resurga, / o sante Muse» (Purg. I, 7-8). Sono passati poco più di due giorni da quando si è smarrito nella selva, e un giorno e mezzo è trascorso dal superamento – nella tarda serata del venerdì – della porta dell’Inferno. Il 14 del mese di Nisān (inizialmente Abīb) del calendario ebraico, quando Cristo morì, era il giorno della prima luna piena dopo l’equinozio di primavera. Non raggiunge i due giorni il periodo in cui Gesù, morto quasi a mezzogiorno di venerdì, è risorto all’alba di domenica, in quel die Solis di cui Dante parla, a questo proposito, nella conclusione della Questio de aqua et terra (88):
Et hoc factum est in anno a nativitate Domini nostri Iesu Christi millesimo trecentesimo vigesimo, in die Solis, quem prefatus noster Salvator per gloriosam suam nativitatem ac per admirabilem suam resurrectionem nobis innuit venerandum.
Il poeta si sente insomma apparentato a Cristo e in suo nome, e per suo conto, opera da profeta. Che la sua vita e il suo viaggio, in questo modo, si proiettino ben oltre la loro pur poderosa esemplarità, fa acquisire al primo canto dell’Inferno più intensa forza in quanto al parallelismo tra il microcosmo richiamato in apertura (esistenza umana) e il macrocosmo (esistenza del pianeta) evocato dai vv. 37-40. E non è tutto, perché anche di quel “mezzo del cammin di nostra vita”, di quel “nostro” che pur riprende i Salmi, non può sfuggire il doppio riferimento: al “prescelto” per il compimento di una nuova missione salvifica e alla storia di un’umanità che è chiamata a parteciparvi sullo sfondo di un grande mutamento, coincidente proprio con l’anno 1300.
In pellegrinaggio, nel nome della “Commedia”
Dante non è stato dunque solo un grande poeta o un fine linguista, innovatore e sperimentatore del volgare (creatore di tanti neologismi, che hanno espresso il pieno potenziale dell’italiano quando ancora muoveva i primi passi). La cultura occidentale, e la nostra in particolare, è debitrice del monumento dantesco anche per i suoi sorprendenti enigmi, quasi da “laboratorio”. Quale esperimento migliore, per dimostrare “scientificamente” quest’assunto, che mettersi allora alla prova con una caccia al tesoro a tema dantesco?
Ce ne sono state diverse negli ultimi anni. L’ultima è stata organizzata dall’associazione Taverna del Drago, che ha trasferito trama e itinerario della Commedia nel panorama di Cassino, coinvolgendone gli abitanti in un’avventura entusiasmante, nella giornata di domenica 23 ottobre 2016, attraverso enigmi numerici o lessicali, storici o artistici che chiamassero in causa l’identità e la storia cassinese.
L’allestimento più spettacolare, quando si parla di itinerari cittadini ispirati alla Divina Commedia, risale però ai primi anni del Novecento. Al tempo, nel centro storico della città di Firenze, furono collocate 34 lapidi con su riportate citazioni del capolavoro di Dante che avessero, anche in questo caso, una qualche relazione con la città e i suoi vari luoghi. L’iniziativa, voluta dal Comune del capoluogo toscano, fu realizzata con il fondamentale contributo di alcuni illustri dantisti e vede riprodotte 9 citazioni dall’Inferno, 5 dal Purgatorio, 20 dal Paradiso. Una citazione (Inf. XXIII, 94-95) si trova nei pressi della casa di Dante, sita in via Santa Margherita (fig. 1); una seconda (Inf. XV, 81-84) è stata collocata in via de’ Cerretani, nei pressi di quella chiesa di Santa Maria Maggiore in cui fu sepolto Brunetto Latini.
Un viaggio nel viaggio, un gioco nel gioco, che vale la pena rifare.
Fig. 1
Fig. 2
di Massimo Arcangeli, Sandro Mariani e Luca Chapelle