“Quando gli indichi la luna, lo stupido vede solo la scia chimica”. È la replica di Enrico Mentana al tweet – oggettivamente offensivo – di Carlo Sibilia, deputato del M5S. Commentando la presenza di Mentana e dell’editorialista di Repubblica, Francesco Merlo, al programma In Mezz’ora, di Lucia Annunziata, il deputato grillino ha scritto su twitter: “Tre giornalisti falliti si autointerrogano sui motivi del loro fallimento. Pubblicamente. Senza che nessuno glielo abbia chiesto #inmezzora”. Da qui la reazione del direttore del Tg di La 7, arrivata sulla sua pagina facebook.
Il botta e risposta tra Mentana e Sibilia arriva a pochi giorni dall’infuocata polemica che aveva contrapposto proprio il direttore del Tg La 7 a Beppe Grillo. Il leader del M5s in un post sul blog aveva attaccato giornali e tv, accusati di essere “i primi fabbricatori di notizie false nel Paese con lo scopo di far mantenere il potere a chi lo detiene”. Era il post in cui si proponeva di istituire una giuria popolare per “smascherare le bufale dei giornali” e che era stato illustrato da un collage composto dai loghi di varie testate italiane. Tra queste anche il simbolo del Tg di La 7.
Era per questo motivo che Mentana aveva replicato, annunciando querela al fondatore del M5s. “Permettetemi di dire che questa (cioè la dichiarazione di Grillo ndr) è una solenne fesseria. La cosa, per di più, ci tocca direttamente perché in quella immagine c’è anche il logo del nostro telegiornale. È una diffamazione nella diffamazione. Quindi noi, in attesa di vedere questa giuria popolare, siccome esiste già la giustizia in Italia, penale e civili, abbiamo deciso di querelare per diffamazione il garante del M5S, cioè Beppe Grillo, nonché l’autore di questo testo”, era stato l’annuncio di Mentana durante il tg. Il giorno dopo, quindi, Grillo aveva precisato che “il logo del Tg La 7 era stato utilizzato per par condicio”, augurando a Mentana “di continuare a fare informazione che sia rispettosa della verità e dei cittadini ancora a lungo”. A quel punto il popolare anchorman aveva annunciato l’intenzione di non depositare la querela nei confronti del comico.
L’ultima puntata di In Mezz’ora, tra l’altro, ha scatenato una polemica al vetriolo tra Merlo e la Rai. Durante la trasmissione della Annunziata, infatti, l’editorialista di Repubblica ha denunciato lo “stalking corporativo, da parte di sindacato, Cda e commissione di Vigilanza contro me e Verdelli (dimessosi martedì scorso ndr) perché ci consideravano degli intrusi e hanno fatto di tutto perché ci dimettessimo”, sottolineando che ciò che ha causato l’ostracismo nei loro confronti è stato anche “il rapporto malato tra informazione e politica” che in Rai “ha la sua sublimazione“. La Rai, ha aggiunto Merlo “è la sintesi hegeliana di tutti i giornali di partito”. Immediata la replica di Usigrai. “Merlo non conosce vergogna – dice il sindacato – È venuto in Rai, ha contrattato uno stipendio da 240 mila euro e clausole uniche nella storia del servizio pubblico, come il peggiore dei marinai ha abbandonato la nave un attimo prima del naufragio. E ora utilizza la cortesia di un invito a In Mezz’ora per sparare a zero sulla Rai. Si tratta di un atteggiamento tipico di chi non è in grado di ammettere il proprio fallimento”.
Anche l’azienda si è unita alla polemica sottolineando che “a nessuno è consentito mettere in dubbio la correttezza e la professionalità dei giornalisti che quotidianamente lavorano nel servizio pubblico radiotelevisivo per fornire ai cittadini italiani un’informazione corretta ed equilibrata, tantomeno quella di chi – impegnato ogni giorno sul territorio nelle sedi regionali – si trova sovente a far fronte ad emergenze e difficoltà“.