All'indomani del caso dello Spi di Bologna che ha pagato prestatori d'opera con i vituperati ticket due segretari hanno inviato una nota interna per invitare ad evitare di "alimentare fratture nell'organizzazione e nella sua immagine pubblica". La cofirmataria Tania Scacchetti al Fatto.it: "C’è chi è pronto a strumentalizzare qualunque notizia pur di silenziare le nostre rivendicazioni"
“Si tratta di una scelta condivisa da tutta la segreteria nazionale”. Tania Scacchetti, fresca di nomina a segretaria confederale della Cgil nazionale, commenta così la nota interna alle strutture diramata venerdì 6 gennaio dal sindacato guidato da Susanna Camusso. “L’obiettivo che dobbiamo perseguire in queste ore delicate – si legge nella mail riservata e poi diffusa da Repubblica – deve essere quello di rilanciare la validità delle nostre ragioni, supportate da milioni di firme raccolte nei mesi scorsi, evitando i processi ed evitando di alimentare fratture nella organizzazione e nella sua immagine pubblica“. Lo scopo del messaggio? “Fermare l’enfasi eccessiva” che stava avendo la notizia dell’utilizzo dei voucher da parte dello Spi (il Sindacato dei pensionati) di Bologna.
Scacchetti, che insieme al suo collega Nino Baseotto è stata la firmataria della nota interna, a ilfattoquotidiano.it spiega nel dettaglio il motivo che ha indotto la segreteria nazionale a spedire una mail ai dirigenti delle varie categorie, nazionali e regionali, per dettare la linea sull’atteggiamento da tenere nei confronti degli organi di stampa su una questione piuttosto spinosa. E dice che la nota “era un invito a tutti i nostri rappresentanti ad utilizzare la testa nella comunicazione pubblica. Serviva per evitare eventuali tensioni su una vicenda che, seppure non porterà ad alcun provvedimento interno, deve farci riflettere. Ma mi preme ribadire – precisa ribadendo un concetto già espresso nella mail – che siamo di fronte ad un episodio singolo che non va ingigantito. E che non può in alcun modo delegittimare il nostro impegno per questa campagna referendaria”.
Il referendum, appunto. L’11 gennaio la Corte Costituzionale si pronuncerà sull’ammissibilità dei tre quesiti avanzati dalla Cgil: in ballo ci sono i pilastri del JobsAct, con la reintroduzione dell’articolo 18 e la soppressione dei voucher. Proprio per questo, nei giorni scorsi la stessa confederazione promotrice è finita nell’occhio del ciclone quando è venuto a galla che dei vituperati ticket se ne serve anche lei. Ma Scacchetti non ci sta: “Quello dell’uso dei voucher da parte dello Spi di Bologna è un caso isolato, a fronte di un lavoro enorme e collettivo durato per mesi. Alla notizia è stata data una visibilità notevole: ma è inaccettabile che si cerchi di oscurare il milione e più di firme raccolte dal nostro sindacato per abolire i voucher”.
Difficile, però, negare che per la Cgil si sia trattato, a livello mediatico, di un clamoroso autogol. Lo riconosce, in fondo, anche Scacchetti: “Certo, si tratta di una faccenda sulla quale avremmo dovuto utilizzare maggiore attenzione. Ribadiamo che l’operato dello Spi è perfettamente legale. Le considerazioni da fare, semmai, sono legate all’opportunità: nel bel mezzo di una campagna referendaria, bisognava essere più prudenti. Ma ripeto: è un caso specifico che riguarda l’impiego di pochi pensionati ai quali, attraverso i voucher, è stata corrisposta una remunerazione per delle prestazioni occasionali”.
Ed è dunque per questo che si è ritenuto opportuno dettare la linea attraverso la nota interna? “La nostra organizzazione è oggi sotto attacco: c’è chi è pronto a strumentalizzare qualunque notizia pur di silenziare le nostre rivendicazioni e ridurre il loro impatto sull’opinione pubblica. Ci è sembrato giusto intervenire e suggerire un comportamento univoco”. E perché non farlo con una comunicazione ufficiale alla stampa, magari per bocca della stessa Camusso? “Non è escluso – risponde Scacchetti – che la segreteria nazionale decida di parlare direttamente ai giornali, nei prossimi giorni. Ma si deciderà tutti insieme cosa fare”. Quanto all’eventualità di sanzioni nei confronti dello Spi di Bologna, o almeno di un richiamo interno che intimi l’immediata cessazione dell’uso dei voucher, Scacchetti afferma che “ad oggi non è previsto nulla di tutto ciò. Ci riserviamo – prosegue la 43enne sindacalista modenese – di analizzare meglio la questione e studiare eventuali contromisure. Ma anche in questo caso, si tratta di decisioni che devono essere prese collegialmente”.
Del resto nella mail spedita ai dirigenti delle varie categorie, si ribadisce la necessità di “evitare processi” e non “alimentare fratture” interne. È il segno che qualcuno invocava delle sanzioni più pesanti, nei confronti di chi ha agito quantomeno con leggerezza nell’utilizzare i voucher? “Diciamo che era una indicazione a scopo preventivo”, scherza Scacchetti, che però non nasconde come la vicenda rivelata nei giorni scorsi abbia scosso gli ambienti interni alla Cgil. “La nostra è una organizzazione complessa, che fa della pluralità di opinioni una sua ricchezza. Questo episodio ha destabilizzato alcune strutture, soprattutto quelle che si sono battute con più forza contro i voucher. E si tratta, è bene ricordarlo, della stragrande maggioranza delle nostre strutture”.
Nel frattempo, però, qualche dirigente della Cgil non ha saputo trattenere l’istinto di affidare ai social network il proprio malcontento. Bruno Papignani, storico esponente del sindacato in Emilia Romagna, ha chiuso così un suo amaro commento su Facebook: “Credo che ogni giustificazione peggiori il giudizio. Anche perché persino i peggiori sfruttatori se andiamo a intervistarli hanno la loro giustificazione…”. Ma per Scacchetti si tratta di “uno sfogo di un dirigente, nulla più”.