Sembrava cosa fatta e invece no. A nulla è servito il voto sul blog per “scegliere se e come dare un futuro al M5s in Europa“. Una consultazione proposta a sorpresa, senza che neanche gli europarlamentari ne sapessero nulla, e che alla fine ha raccolto il voto di 40.654 iscritti certificati. Il 78,5% dei votanti, cioè 31.914 persone, ha votato per il passaggio con Alde, 6.444 hanno optato per la permanenza nell’Efdd, mentre 2.296 volevano invece confluire nei non iscritti. Ma, dopo che i liberal-democratici hanno rifiutato un’intesa per l’ingresso dei Cinquestelle nel proprio gruppo all’Europarlamento, è stato tutto inutile. O meglio: il M5s andrà direttamente nel gruppo dei non iscritti, il “gruppo misto” di Strasburgo che però limita – e parecchio – i margini d’azione in termini di iniziative parlamentari, ma non solo.
Di Maio: “Portiamo avanti battaglie a prescindere da gruppo” – Una votazione che era stata accompagnata dalle polemiche, provenienti soprattutto dall’interno del M5s. “La stampa anche oggi parla di Movimento spaccato. Sono sempre quelli che hanno mancato clamorosamente i più grandi avvenimenti politici degli ultimi anni, dalla Brexit, al referendum costituzionale italiano fino a Trump. Applicano schemi del ‘900 alla politica del 2017. Contenti loro”, dice però Luigi Di Maio, dopo la conclusione del voto sul blog. “La democrazia per loro è spaccatura – continua il vice presidente della Camera- Per noi è decisione partecipata. Ho votato nella consapevolezza che dal 2014 il Movimento 5 Stelle porta avanti le sue battaglie storiche sullo sviluppo economico, l’acqua pubblica, la connettività, l’ambiente e i trasporti, anche in Parlamento europeo e lo fa a prescindere dal gruppo di appartenenza“. Dello stesso tenore la dichiarazione della senatrice Barbara Lezzi che al fattoquotidiano.it: “Nessuna incoerenza- dice – Alde ci garantisce piena autonomia ed è quello che ci interessa”.
Grillo a Farage: “Stima, ma strade si dividono”. Lui: “Vai con eurofanatici” – I grillini in ogni caso dicono addio all’Ukip di Farage. Il possibile passaggio con i liberali ha portato il politico britannico ad accusare il leader dei 5 Stelle, reo di essersi unito “all’establishment eurofanatico di Alde, che supporta il Ttip, l’immigrazione di massa e l’esercito europeo ma si oppone alla democrazia diretta”. Secondo il Times, l’Ukip rischia di perdere due milioni di euro di contributi europei dopo l’uscita dei grillini dall’Efdd. Il leader del M5s, invece, usa toni molto più morbidi per congedarsi da Farage. “Caro Nigel le nostre strade si sono divise – si legge in quella che sembra una sorta di lettera pubblicata sul blog – Tu hai ottenuto la vittoria della battaglia principale di Ukip: l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. Un risultato epocale che non sarebbe mai arrivato senza la tua leadership. E sono felice che sia arrivato tramite un referendum, massima espressione della volontà popolare. Il M5s invece la sua battaglia deve ancora vincerla e abbiamo valutato di andare in un altro gruppo politico in Parlamento Europeo perché riteniamo di poter affrontare con più concentrazione entrambi, noi e voi, le prossime sfide. Ti auguro il meglio e spero che le nostre strade si incrocino ancora, magari quando sarai ambasciatore del Regno Unito negli Stati Uniti, come ha auspicato il Presidente eletto Trump“.
Domani Alde vota su entrata M5s: deputati francesi contrari – Sia Grillo che Davide Casaleggio sono volati a Bruxelles nel pomeriggio per incontrare gli eurodeputati e discutere dell’alleanza con i liberali. Nelle stesse ore il bureau del gruppo lib-dem Alde, l’organo cui partecipano i capi delle delegazioni nazionali, si riunirà per discutere dello stesso tema. All’ordine del giorno della riunione del gruppo è iscritta proprio la questione legata all’ingresso dei 5 Stelle, che sarà poi sottoposta al voto di tutti i 68 deputati del gruppo, convocati per domani. Non tutti i componenti di Alde, però, sarebbero favorevoli. A esprimersi pubblicamente contro l’entrata dei 5 Stelle è già stata l’eurodeputata francese Sylvie Goulard, in un intervento sul suo sito internet. “Meglio 12 stelle che cinque”, dice la parlamentale transalpina. Contraria anche l’altra francese Marielle de Sarnez, vicepresidente del gruppo che su Twitter scrive: “Sarebbe un’alleanza empia. Farò di tutto per impedire che succeda”.
Fonti interne al gruppo dei 5 Stelle avevano assicurato che “non ci sono margini che i liberali votino contro la nostra entrata, l’accordo è già completo”. L’entrata dei deputati grillini consentirebbe ad Alde di diventare la terza forza dell’Europarlamento dietro ai popolari del Ppe, che contano 217 seggi, e i socialdemocratici del Pse, che invece possono contare su 189 esponenti. Con 17 eurodeputati, invece, i 5 Stelle, invece, diventano di gran lunga la principale forza dentro ad Alde sia come componente nazionale che come singolo partito.
La bozza di accordo: “Mantenere euro, ma nuova governance” – Per l’ingresso dei grillini nell’Alde esisteva anche una bozza di proposta di accordo, datata 6 gennaio. “L’euro va mantenuto ma non basta, servono una nuova governance”, è uno dei passaggi contenuti dal documento. “Negli ultimi dieci anni – si legge nel testo – la nostra moneta unica ha dimostrato di essere stabile e resistente agli shock esterni, ma non è stata all’altezza nel rafforzare la nostra economia e il raggiungimento della convergenza tra le economie nazionali”. Per questo motivo, prosegue il documento, “abbiamo bisogno di costruire intorno alla moneta comune un sistema che è in grado di assorbire shock economici nella zona euro e che ha bisogno di essere gestito da una nuova governance che deve essere integrata in strutture trasparenti e democratiche”. Insomma nessuna abolizione dell’euro, ma una sorta di check up della moneta unica. L’accordo prevede anche l’appoggio alla candidatura di Guy Verhofstadt alla presidenza del Parlamento europeo. “Una dichiarazione” in tal senso, si legge può, se richiesto, essere pubblicata quando si riterrà opportuno”.
Deputato M5s Borrelli vicepresidente Alde – “È giunto il momento di correggere alcuni dei difetti che lo contraddistinguono – prosegue il testo – Abbiamo anche bisogno di rivedere il modo in cui vengono monitorati i bilanci nazionali, e di introdurre un nuovo codice di convergenza che si concentri sulle riforme significative e garantisca il valore della moneta nella spesa dei servizi pubblici invece che sui numeri di bilancio”. Sempre secondo lo stessa bozza l’eurodeputato M5s David Borrelli, sarebbe dovuto diventare vicepresidente esecutivo del gruppo Alde insieme a Sophie in’t Veld e a Marielle de Sarnez. Borrelli presiederà anche un gruppo di lavoro sulla “democrazia diretta”. Dal documento – composto da 21 punti – si evince che il bilancio del gruppo sarà pienamente integrato solo nel 2018 mentre l’intesa sarebbe stata ratificata l’11 gennaio.
Le polemiche interne per l’adesione a Alde – Nonostante la bozza dell’accordo con Alde, la proposta di passare con i liberali aveva suscitato più di qualche perplessità – per usare un eufemismo – tra i deputati nazionali del M5s. I deputati Carlo Sibilia, Mirella Liuzzi, Michele Dell’Orco e Giuseppe Brescia, per esempio, hanno lanciato l’hashtag #barradritta hanno rilanciato durante tutta la giornata di ieri la loro contrarietà alla confluenza nell’Alde. “La nostra memoria corta non deve averla vinta in scelte del genere! Io preferisco non aderire a nessun gruppo”, aveva detto, invece, la deputata Claudia Mannino, sospesa dal M5S dopo essere finita indagata nell’inchiesta sulle vicenda firme false a Palermo. Quella di finire nei Non Iscritti – cioè il gruppo Misto europeo – era la stessa opzione favorita dal senatore Nicola Morra: “Europa od Italia – aveva detto – siamo nati per essere una rivoluzione culturale prima ancora che politica. Se questo comporta un lungo attraversamento del deserto, non ci sono problemi. La solitudine della marcia non ci spaventa”.
Eurodeputati: “Andare in Non Iscritti? Sarebbe come sparire” – Per gli europarlamentari M5s, però, finire con i Non Iscritti significava “sparire a livello europeo”. “A volte ci sono dei deputati, in questo caso nazionali, che si esprimono senza conoscere bene il funzionamento del Parlamento Europeo”, dice l’europarlamentare Laura Ferrara – Purtroppo questo è il dato di fatto: confondono il gruppo dei non iscritti con il gruppo misto. Anche il meglio soli che male accompagnati: abbiamo chiarito tante volte che equivale a paralizzare la nostra attività e a non poter più portare avanti alcun tipo di iniziativa che possa essere incisiva”. “Ci sono state trattative, quindi penso che ci siano garanzie”, dice invece l’altro europarlamentare Fabio Massimo Castaldo. mentre Ignazio Corrao assicura: “Sosterremo con forza le posizioni del M55 in un gruppo sicuramente non congeniale alle nostre caratteristiche ma grande ed eterogeneo, con una buona componente mediterranea. Dove se saremo bravi guadagneremo la giusta visibilità e possibilità di azione per dare al MoVimento 5 Stelle lo spazio politico che merita anche a livello internazionale”.
Alcuni degli europarlamentari, per la verità, avrebbero preferito rimanere con l’Efdd, come confermato anche dal portavoce del partito di Farage. Alla fine, però, ad avere la meglio è stata l’opzione Alde. Il Movimento 5 Stelle dunque entrerà nel gruppo che nel 2014 gli aveva chiuso le porte, bollandolo come “populista” e “profondamente anti-europeo“. E che è guidato dall’ex premier belga Guy Verhofstadt: lo stesso politico che, appena il 30 luglio del 2015, il blog di Grillo aveva inserito in una lista di 5 “impresentabili al Parlamento Europeo”.