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Francesco Brizio, così il rapper trentenne lotta per i diritti dei non udenti: “Noi sordi non siamo invisibili. Col rap mi sfogo grazie alle rime”

Ha pubblicato a dicembre il suo primo pezzo: “Sono sordo mica scemo” un brano che ha già raggiunto diecimila visualizzazioni su youtube. Una canzone che vuol far riflettere sulla mancanza nella legge italiana della lingua dei segni. “Ho scritto questo pezzo con il cuore e un pizzico di rabbia” racconta Brazzo. “In Italia purtroppo la lingua dei segni (LIS) non è ancora riconosciuta dalla legge"

di F. Q.

Francesco Brizio è un ragazzo sordo di trent’anni. Di giorno lavora come impiegato in una società di assicurazioni a Milano. Poi, quando la sua giornata finisce, si reca in uno studio di registrazione vicino a piazzale Loreto, a poche fermate di metro dal suo ufficio. Si mette le cuffie, sistema il microfono e Francesco diventa Brazzo, un rapper che sfoga con la musica tutte le sue frustrazioni.

A dicembre è uscito il suo primo pezzo: “Sono sordo mica scemo” un brano che ha già raggiunto diecimila visualizzazioni su youtube. Una canzone che vuol far riflettere sulla mancanza nella legge italiana della lingua dei segni. “Ho scritto questo pezzo con il cuore e un pizzico di rabbia” racconta Brazzo. “In Italia purtroppo la lingua dei segni (LIS) non è ancora riconosciuta dalla legge. Noi sordi non siamo invisibili, vogliamo essere integrati nella vita sociale”.

Brazzo sfoga la sua rabbia con il rap. Quando indossa le cuffie sente solo delle vibrazioni. In studio un tecnico del suono lo assiste e cura le sue produzioni. Non riesce a seguire le voci e le parole. Accanto a lui una ragazza gli fa da metronomo per dargli tempo e ritmo. “Mi sono dovuto esercitare grazie a una logopedista. Ho imparato a leggere il labiale e a parlare”. La passione per il rap nasce già da ragazzino. Una musica che si avvicina allo stile e ai pensieri di Brazzo.

Grazie al rap puoi dire quello che vuoi. Puoi sfogarti grazie alle parole e alle rime”. Francesco è uno dei pochissimi artisti sordi che fanno questo genere in Italia. Qualche mese fa si è esibito davanti a un pubblico di persone sorde a Varese: “Un emozione unica. È stato davvero speciale. Speriamo possa succedere ancora”. Nel futuro di Francesco c’è ovviamente l’idea di fare un disco. “Per ora ho scritto solamente una canzone, ma sto lavorando a un album. Ci metto molto a scrivere e a cantare, ma voglio provare a realizzare questo progetto”.

Magari incontrando Fabri Fibra, il suo rapper preferito: “Per me è il numero uno. Gli ho scritto una mail spero mi risponda prima o poi. Si realizzerebbe un sogno se lo incontrassi”. Brazzo è una persona che crede nei propri sogni. Un giorno vorrebbe sfondare con la musica. “All’estero molti rapper sordi hanno un discreto successo. Perché non provarci anche qui in Italia?”. Con i suoi testi cerca di trasmettere le emozioni. “Noi la musica la percepiamo dal movimento delle mani e dalle espressioni. Non vogliamo essere esclusi”. La sfida di Brazzo è appena iniziata.

Di Marco Mazzetti, Benedetta Maffioli e Stefano Galimberti

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