“Alde? Chi ne esce peggio è Guy Verhofstadt, che si era venduto un pre-accordo che poi non è stato in grado di mantenere. Il presidente dell’Alde, uno che è addirittura stato premier, è stato smentito dal suo gruppo”. Così a Omnibus (La7) Manlio Di Stefano, capogruppo M5S in Commissione Esteri alla Camera, si pronuncia sul mancato accordo tra i pentastellati e l’Alde al Parlamento Europeo. Il deputato polemizza con alcuni interventi esposti in studio, a cominciare da quello del consigliere regionale leghista Claudio Borghi, il quale gli rinfaccia un’alleanza con politici ultra-euristi. Poi conferma la tesi, già espressa ieri dal collega Alessandro Di Battista: “Una volta che hanno fiutato la reale possibilità che entrassimo in quel gruppo, cambiandone gli equilibri, hanno avuto un po’ di timore. Però potevano anche pensarci prima. Noi non abbiamo affatto sbagliato. A differenza di altri partiti abbiamo fatto votare i nostri iscritti prima di firmare l’accordo. Io non ero d’accordo su questa intesa con Alde” – continua – “ma la maggioranza dei nostri iscritti ha voluto questa adesione, che non si è conclusa per responsabilità altrui. L’errore è stato fidarsi del baro, e l’abbiamo pagato”. E aggiunge: “In Parlamento Europeo le alleanze sono tecniche,e a oggi abbiamo votato più in assonanza con Alde che con Efdd. La nostra politica è autonoma, cercavamo di essere più incisivi in un gruppo più forte, non ci siamo riusciti, ma non è un fallimento del M5S. Il nostro obiettivo è creare un gruppo autonomo, al momento nessun altro gruppo condivide le nostre idee sull’Europa”.
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