I danesi, i finlandesi, i francesi, gli estoni, i tedeschi. Sono loro ad aver detto no all’ingresso del Movimento Cinque Stelle nel gruppo dell’Alde all’Europarlamento. Tra i 28 e i 30 deputati, su un totale di 69, hanno bloccato la proposta del capogruppo, l’ex premier belga Guy Verhofstadt. Non la maggioranza, ma quasi la metà. E sotto il profilo formale per assumere decisioni del genere serve la maggioranza dei due terzi. Sotto il profilo politico, inoltre, l’entrata dei Cinquestelle avrebbe ingrossato le file del gruppo dei liberal-democratici, dunque, ma avrebbe dato il via a uno schieramento praticamente balcanizzato. Fonti interne al gruppo Alde raccontano di una riunione del bureau di ieri sera molto tesa, con l’opposizione di diversi parlamentari all’intesa Verhofstadt-Grillo. Tra questi, gli esponenti eletti con il partito liberale danese, lo Swedish People’s Party finlandese, insieme alle delegazioni francesi, tedesche ed estoni. Il motivo? L’entrata degli europarlamentari M5s avrebbe spostato gli equilibri di potere.
Le mosse azzardate di Verhofstadt
Cos’è successo, dunque? Cosa si è rotto nel percorso segnato da Verhofstadt da una parte e Grillo dall’altra? I due leader discutevano dell’accordo già la settimana passata. Per questo Grillo ha chiesto il voto domenica, a sorpresa. Nell’Alde, invece, causa ferie, il voto del bureau è stato rinviato a lunedì, ma la notizia ha cominciato a girare sui giornali. Il leader di Alde pensava di fare un accordo veloce e senza clamore mediatico, invece ha iniziato a ricevere i primi reclami dal gruppo, come la lettera della liberale francese Sylvie Goulard, intitolata “12 stelle piuttosto che 5”.
Ma il M5s non sarebbe stato il solo “alieno”
Che Alde e M5S fossero molto distanti sulla politica economica, sul patto di stabilità e sull’euro era chiaro, ma non lo erano più di tanto sui temi dell’immigrazione e sulla riforma delle istituzioni europee. Ufficialmente il gruppo dei liberali e democratici dichiara che “non c’è abbastanza terreno comune”, ma a voler essere pignoli e aprendo un po’ la “scatola”, come la definirebbero i grillini, si nota che Alde non è proprio un baluardo di democrazia e coerenza.
Al suo interno si ritrovano vari partiti nazionali di diversa impostazione e cultura, tra cui il National Movement for Stability and Progress della Bulgaria, un partito personale fondato e monodiretto da Simeon Saxe-Coburg-Gotha, ex re di Bulgaria, o il ceco ANO2011, fondato dal magnate delle comunicazioni Andrej Babis, o ancora il finlandese Centre Party, diviso sull’accesso all’Unione Europea nel 1992 e contrario all’entrata della Finlandia nell’Euro.
La possibile posizione di potere dentro l’Alde
Vedendo il panorama è lecito chiedersi perché non ci fosse posto per i grillini, che avrebbero potuto trovare qualche punto di contatto e terreno fertile per provare a contare di più all’interno dell’Europarlamento con i loro 17 parlamentari. Ma è proprio sui 17 che si è giocato l’accordo, sempre secondo la fonte di Alde, perché con questo numero di rappresentanti il M5s sarebbe diventato il primo partito per numero di delegati nel gruppo, ottenendo una posizione di potere rilevante. Situazione che confermerebbe la cosiddetta “scelta tecnica” come l’ha definita Luigi Di Maio per giustificare la svolta “europeista”.
Verhofstadt “sorpreso” dal clamore per il voto sul blog
Certo, da questo accordo anche Alde avrebbe tratto vantaggio, diventando il terzo gruppo al Parlamento Europeo con più rappresentanti, quindi più soldi e, non ultimo, più peso anche in vista dell’elezione del presidente dell’Europarlamento che si terrà il 17 gennaio. Una corsa che vede partecipare anche Verhofstadt. L’accordo Alde-M5s prevedeva anche il sostegno alla campagna per la presidenza e il leader belga sperava di ottenere il voto dei grillini.
A questo punto quello che emerge è che Verhofstadt e Grillo avevano previsto un accordo, ma il capogruppo liberal-democratico non si aspettava la reazione dei giornali dovuto anche alla votazione sul blog. Piuttosto sperava di prendersi qualche merito “accogliendo” un partito considerato euroscettico. Invece ha ottenuto solo un fallimento.