La Corte d'appello di Firenze ha giudicato inammissibile l'istanza dei legali difensori dell'ivoriano, condannato a 16 anni per l'assassinio della studentessa inglese a Perugia il primo novembre del 2007. Sollecito: "Guede condannato per sue responsabilità"
“Inammissibile“. E’ questa la decisione della Corte d’appello di Firenze in merito alla richiesta di revisione del processo presentata dall’ivoriano Rudy Guede, condannato a 16 anni di reclusione per l’omicidio di Meredith Kercher a 16 anni. I giudici, dopo un’ora di camera di consiglio, contestualmente al pronunciamento sull’inammissibilità dell’istanza, hanno anche stabilito che Guede dovrà pagare le spese processuali. Gli avvocati Tommaso Pietrocarlo e Monica Grossi, difensori dell’ivoriano, avevano chiesto anche l’assoluzione del loro assistito “per non aver commesso il fatto”, puntando sulla presunta inconciliabilità tra la sentenza definitiva della Cassazione (che confermò nel 2010 la condanna di Guede per omicidio in concorso) e la sentenza della stessa Cassazione che nel 2015, invece, assolse Amanda Knox e Raffaele Sollecito. Per i legali dell’unico condannato per l’assassinio della studentessa inglese le due sentenze riportano fatti contrastanti che aprono la strada alla revisione. Se Guede uccise in concorso con altri – è il ragionamento dei legali – e la Knox e Sollecito sono stati assolti, deve essere assolto anche lui, non essendo emerse le presenze di altri soggetti nella casa. La Corte d’appello di Firenze, però, ha deciso in maniera diversa, dichiarando inammissibile la richiesta di Pietrocarlo e Grossi.
Per gli avvocati, tuttavia, non è ancora detta l’ultima parola. “Valutiamo se presentare ricorso alla Cassazione, non dipende da noi la parola fine a questa storia” ha detto Tommaso Pietrocarlo. Secondo il difensore di Guede, “la Corte di appello – ha proseguito l’avvocato Pietrocarlo – ha ritenuto che tra i due giudicati non ci sia neppure, a livello di prospettazione astratta, una contradditorietà e una incompatibilità. A nostro avviso l’incompatibilità c’è ed è piuttosto evidente e la revisione andava ammessa“. In particolare – ha continuato il legale – “ritenevamo che, dopo aver la Corte di Cassazione stabilito che quella (il coltello di Sollecito, ndr) non è l’arma del delitto, che le tracce biologiche sul reggiseno non sono riconducibili a Sollecito, ecco noi ritenevamo che questi accertamenti di fatto fossero incompatibili con la nostra condanna (contro Guede, ndr) perché la nostra condanna dà per esistente che il coltello era quello e che nell’eseguire la violenza sessuale” su Meredith lo stesso Guede “sarebbe stato coadiuvato da Sollecito”. La Cassazione, nelle assoluzioni di Knox e Sollecito, “dice – ha concluso il difensore – però che così non è. A nostro avviso i due giudicati sono incompatibili nel senso che questi due fatti storici posti alla base della nostra” sentenza di condanna, appunto quella contro Guede, divenuta definitiva nel 2010, “sono stati invece accertati come non reali dalla Cassazione” nelle assoluzioni di Knox e Sollecito.
Diametralmente opposto il parere degli avvocati della famiglia di Mredith Kercher. “Direi che è finita questa storia” ha detto Francesco Maresca, che insieme al collega Vieri Fabiani ha rappresentato la difesa dei parenti della studentessa uccisa a Perugia. “La Corte – hanno continuato i due legali, Maresca e Fabiani – ha ritenuto che i fatti non sono tra loro incontrovertibilmente in conflitto, perché altrimenti la revisione sarebbe stata ammissibile. La Corte di appello nel valutare in via preliminare la richiesta di revisione, l’hanno ritenuta non ammissibile perché i fatti posti a fondamento della sentenza di assoluzione di Knox e Sollecito non sono incompatibili con la condanna di Rudy Guede”. Sempre parlando coi giornalisti, che rilevavano che Guede è comunque stato condannato per omicidio in concorso, con altri, l’avvocato Vieri Fabiani ha sottolineato che “le prove non sono state sufficienti a ritenere fondata la responsabilità di Amanda Knox e Raffaele Sollecito“.
Quest’ultimo non ha mancato di commentare la decisione della Corte. “Rudy Guede non è stato condannato in concorso con dei fantasmi ma singolarmente nel processo che lo ha riguardato e nel quale sono state riconosciute tutte le sue responsabilità” ha detto Sollecito, secondo cui “quello di Guede è un procedimento che non mi riguarda e del quale non mi occupo. Sulla scena del delitto non ci sono comunque mai stati indizi della presenza di più persone ma solo le tracce di Guede. La ricostruzione dell’omicidio porta poi a ritenere che sia stato compiuto da una sola persona – ha aggiunto – Guede ha scelto di essere giudicato in maniera separata da noi e un eventuale concorso mio e di Amanda Knox andava valutato nel nostro processo al termine del quale la Cassazione ci ha definitivamente assolti. Guede continuerà a seguire la sua strada processuale“.
Dopo l’omicidio Kercher compiuto a Perugia la sera del primo novembre del 2007, i tre giovani arrivarono insieme all’udienza preliminare. Davanti al gup Guede scelse però di essere processato con il rito abbreviato, Sollecito e la Knox con quello ordinario. L’ivoriano è stato quindi condannato a 16 anni di reclusione (che sta scontando a Viterbo, dove ha già usufruito di diversi permessi premio) con condanna passata in giudicato, mentre gli altri due giovani sono stati definitivamente assolti dalla Cassazione. I tre si sono sempre proclamati estranei al delitto. Il 16 gennaio prossimo sempre la Corte d’appello di Firenze deciderà in merito alla richiesta di risarcimento (516mila euro) per ingiusta detenzione avanzata da Sollecito per i quasi quattro anni passati in carcere.