“Con quali criteri ‘scientifici’ sarà realizzato il “parco del Colosseo”? Il soldo, la grana, il cucuzzaro”. Vittorio Emiliani, presidente del Comitato per la Bellezza, alcune settimane fa definiva così il progetto del ministro della Cultura Dario Franceschini di rendere autonomo il monumento simbolo di Roma. Ma rimanevano dei dubbi, delle incertezze. C’era la disposizione legislativa (l’articolo 1, comma 432, della legge di bilancio), ma mancava il decreto attuativo. Ora c’è anche quello: nasce il Parco archeologico “per la tutela e la valorizzazione del Palatino, Foro Romano, Domus Aurea e Colosseo“. Un percorso, spiega il ministero, che completa la riforma avviata nel 2014 che ha portato l’istituzione di 32 tra musei e parchi archeologici autonomi e 39 soprintendenze uniche. “Un riassetto – secondo il ministero – che con la creazione dei musei autonomi ha portato a molti miglioramenti sia in termini di quantità dei visitatori che di qualità dei servizi. Un passo in avanti che contribuirà a rilanciare il dialogo con Roma per valorizzare al meglio l’area archeologica urbana più importante al mondo”.

Il ministro Franceschini non ha dubbi sull’operazione che ridisegna la geografia dell’archeologia romana e ne ridefinisce le competenze. Il nuovo “Parco” avrà un direttore che sarà individuato con una procedura di selezione pubblica internazionale. La valorizzazione del parco è l’aspetto su cui si punterà. Si sa della copertura dell’arena dell’Anfiteatro Flavio. Si sa del “ristorante più suggestivo del pianeta” al piano alto e sulla terrazza del Museo Palatino. La mission è fare cassa. D’altra parte Colosseo, Foro Romano e Palatino anche nel 2016 sono stati ai vertici della top 30 dei luoghi della cultura italiani, in fatto di ingressi a pagamento. I biglietti strappati nell’anno trascorso sono stati 6.408.852. Numero che ha prodotto un incasso pari all’incirca a 36 milioni di euro. Insomma una cifra più che considerevole che al 50 per cento rimarrà al nuovo parco, mentre l’altra metà, per “il 30 per cento contribuirà alla tutela di tutto il patrimonio culturale di Roma e per il 20 al sostegno dell’intero sistema museale nazionale”.

La misura ha aspetti controversi, come suggerisce l’iniziativa di alcuni parlamentari del Partito democratico (tra i firmatari Orfini, Ascani, Malpezzi e Bonaccordi) che hanno chiesto chiarimenti al question time della Camera riguardo “possibili criticità derivanti dall’attuazione della norma, con particolare riferimento al finanziamento, a valere sugli introiti della bigliettazione, dell’attività di tutela nelle aree interessate”. Se da una parte per il ministro non sembrano esserci dubbi (bisogna “valorizzare”, come se fossero slot machines anziché monumenti, luoghi identificativi del Paese), dall’altra la tutela sembra quasi una trascurabile appendice. Mentre, come ha ricordato un paio di mesi fa il soprintendente Francesco Prosperetti, il Colosseo avrebbe piuttosto una urgente necessità di lavori di consolidamento, soprattutto alle parenti interne dell’ultimo anello, considerate a rischio.

La replica del ministro arriva dal question time alla Camera. Secondo Franceschini, grazie al meccanismo di finanziamento disposto dal decreto Colosseo, la Soprintendenza speciale di Roma potrà contare su risorse maggiori rispetto a quelle spese fino ad oggi per la tutela del patrimonio artistico. Rispondendo all’esponente del Pd Maria Coscia, che gli sottolineava le preoccupazioni e le critiche, il ministro ha ricordato che “l’unica situazione rimasta fuori da questa riorganizzazione era Roma per vari motivi”. Il decreto, fa notare il ministro, recupera quindi questa distanza. “Questo consentirà anche di andare avanti nella trattativa con il comune e consentirà più chiarezza per le risorse”.

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