La mattinata più lunga del Movimento 5 Stelle in Europa si conclude – per adesso – con una sola defezione. Un bilancio negativo che però poteva anche essere peggiore. Ad un certo punto, infatti, i 5 Stelle stavano per essere colpiti da una vera e propria emoraggia di europarlamentari: erano almeno tre i deputati pronti a lasciare, mentre altri contestavano duramente “la superficialità” utilizzata nel definire le strategie del Movimento a livello europeo. Una conseguenza prevedibile dopo il caos generato dalla mancata alleanza con l’Alde di Guy Verhofstadt, già approvata dal 78,5% dei votanti chiamati ad esprimersi sul blog di Beppe Grillo. “Siamo sconvolti, non avevamo i dettagli ma davamo per scontato che l’accordo fosse chiuso“, si lasciavano sfuggire a caldo alcuni europarlamentari, dopo che i liberali gli avevano praticamente chiuso le porte in faccia. Commenti che sembravano il presupposto di una vera e propria spaccatura tra i grillini di Bruxelles.
Il primo ad abbandonare i pentastellati è stato Marco Affronte, passato nei Verdi, mentre Daniela Aiuto ha smentito “i rumors” che la vedevano pronta a passare a sua volta con gli ecologisti. Per la verità sull’abbandono di Aiuto esisteva più di qualche rumors: i Verdi avevano già approvato quasi all’unanimità – solo un voto contrario e due astenuti – la sua richiesta di ingresso, quando l’europarlamentare si è lasciata convincere da alcuni colleghi grillini a rimanere tra i 5 Stelle, alla fine di una lunga discussione. Sembrava dover rimanere con i pentastellati anche Marzo Zanni, “anima nordica” del M5s in Europa, vicinissimo per tutta la giornata al gruppo Enf, la formazione che a Bruxelles riunisce la Lega Nord ed il Front National. “Zanni ha una visione che può essere considerata simile a quella della Lega, ma è uno dei grillini più vicini all’Effd e all’Ukip di Nigel Farage: non credo che lascerà il gruppo”, dicevano da Bruxelles, prima che il parlamentare confermasse il suo passaggio con i leghisti a tarda sera. Nei corridoi che ospitano gli uffici dei parlamentari M5s, intanto, sono trascorse ore di grande apprensione. Momenti di confusione e inquietudine cominciati nel tardo pomeriggio di lunedì 9 gennaio, quando l’Alde di Verhofstadt aveva bocciato a sorpresa l’entrata dei pentastellati tra i liberali.
Un’alleanza voluta fortemente da Grillo, e curata in prima persona dall’europarlamentare David Borrelli, il garante delle trattative con Verhofstadt, che infatti veniva indicato da come il nuovo copresidente grillino del gruppo Alde. Così non è stato e pur di non finire tra i Non Iscritti – ipotesi definita come “una vera e propria tragedia” dagli europarlamentari pentastellati – i grillini sono stati costretti a fare un passo indietro: abbiamo scherzato, si ritorna con l’Efdd e con Farage. Un ritorno all’ovile che, però, dopo il “tentato tradimento” include una serie di conseguenze per i grillini, a cominciare dalla perdita della poltrona di copresidente del gruppo, occupata fino alla settimana scorsa dallo stesso Borrelli. Nel day after del ritorno con Farage, dunque, in molti puntano il dito sull’europarlamentare trevigiano, stratega di una svolta europeista drammaticamente fallita. “Sono stati commessi sicuramente degli errori. Adesso sarebbe troppo facile passare a facili giudizi e fare di David Borrelli un capro espiatorio, ma ricordatevi che solo chi prova a fare le cose sbaglia. Come avviene per ogni cosa faremo tesoro anche di questa esperienza per provare a migliorare le comunicazioni tra noi, i procedimenti e le azioni politiche per il futuro”, prova a gettare acqua sul fuoco l’europarlamentare Ignazio Corrao, alla fine di una mattinata incandescente.
Già prima della rottura con i liberali, infatti, non tutti gli europarlamentari erano d’accordo a lasciare l’Efdd e rompere l’alleanza con l’Ukip di Farage. Qualcuno, poi, non aveva nascosto il suo malumore per non essere stato informato in anticipo per il voto lanciato da Grillo sul blog. “La decisione del voto di oggi è stata presa all’oscuro di tutti gli eurodeputati. Detto questo, per noi un gruppo vale l’altro, finché manteniamo la nostra autonomia di voto. L’Alde è a favore del Ttip e molto pro-establishment, tanto per dire. Io ho votato per restare in Efdd soprattutto per le modalità con cui si è arrivati a questa votazione e per la possibilità che ci dà Efdd di poter lavorare su più dossier”, aveva scritto su facebook Affronte, mentre la consultazione sul futuro dei M5s in Europa era ancora in corso. Solo la prima crepa di un rapporto che alla fine si è definitivamente incrinato. “Lunedì c’è stato un incontro con Grillo e Casaleggio, ho a loro chiesto e mostrato le mie perplessità e dubbi su molte cose che al momento non funzionano nel Movimento 5 Stelle e le loro risposte non sono state affatto soddisfacenti“, spiega Affronte motivando il passaggio con i Verdi, e confermando anche che tra i 5 Stelle in Europa “c’è del malcontento, ma non so cosa faranno gli altri”. L’uscita dal gruppo, però, rischia di costare cara all’europarlamentare romagnolo, al quale Grillo chiede il pagamento della sanzione da 250 mila euro prevista dal codice di comportamento firmato dagli eletti dei 5 Stelle a Bruxelles. Una questione che finirà certamente in tribunale. Ed è anche per questo motivo, che molti malpancisti hanno deciso alla fine di rimanere nei ranghi pentastellati. Almeno fino a questo momento.
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