Alla fine, dunque, Maria De Filippi condurrà con Carlo Conti la prossima edizione del Festival di Sanremo, dal 7 all’11 febbraio. Finisce così il lungo psicodramma mediatico sulla presenza in Riviera di Nostra Signora della Tv, fortemente voluta da Conti, con cui ha un rapporto di stima e di amicizia a prova di bomba. Cosa farà sul palco dell’Ariston non è ancora chiaro, anche perché la De Filippi non sembra molto adatta alla semplice presentazione dei brani in gara. Non è il suo stile, non è il suo modo di intendere la tv. Qualcosa si inventeranno, i due campioni della tv generalista, cartello ormai palese di potere dell’intrattenimento catodico.
E la scelta di Carlo Conti di avere una presenza così ingombrante al suo fianco va analizzata, capita e spiegata. Di sicuro, il conduttore toscano ha scelto consapevolmente di cedere gran parte dell’attenzione mediatica che altrimenti sarebbe stata destinata a lui. Quando c’è in giro Maria De Filippi, tutto il resto passa in secondo piano. Figurarsi a Sanremo, poi. Questa cessione di centralità mediatica è solo un encomiabile sacrificio per il bene supremo del Festival di Sanremo? Nì, perché se da un lato Conti perde centralità, dall’altro cede anche una ampia fetta di responsabilità su come andrà il prossimo Sanremo. Ha scelto il meglio del meglio, la conduttrice televisiva che porta a casa gli ascolti migliori, la più amata (e dunque, spesso, anche la più odiata) dal pubblico generalista. Meglio di così non si poteva fare, dunque, e se le cose non andranno bene (ma ne dubitiamo fortemente), le responsabilità andranno divise equamente con l’ingombrante co-conduttrice.
Ma l’accoppiata clamorosa sul palco dell’Ariston è anche la certificazione ufficiale, finalmente, di un cartello di potere televisivo (e non solo) che ormai da qualche tempo era evidente a tutti gli addetti ai lavori. Maria De Filippi e Carlo Conti sono sempre più potenti in Mediaset e Rai e hanno deciso di unire le forze per influenzare il mondo dello spettacolo di casa nostra. Niente di male o di sbagliato, sia chiaro, perché i due stanno solo facendo fruttare decenni di lavoro certosino per farsi largo in due ambienti così difficili e ostici. Maria De Filippi è regina di Mediaset ormai da tempo e proprio quest’anno ha chiuso con il Biscione un rinnovo contrattuale faraonico (visto che Discovery era pronta a investire cifre da capogiro su MariaLand); Carlo Conti, invece, solo da qualche anno è riuscito finalmente a battere cassa, dopo un lunghissimo periodo da uomo-azienda, mediano di talento, stakanovista del piccolo schermo. Si è conquistato ogni minuscola particella di questo enorme potere a suon di ascolti e di successi: dall’Eredità ai Migliori Anni, da Tale e Quale alle due precedenti edizioni del Festival. Ha dimostrato a tutti che anche senza fare i fenomeni si può stravincere in tv e la nomina a direttore artistico di RadioRai (un mezzo che è il suo primo amore e che continua ad amare moltissimo) ha sancito la definitiva consacrazione di un signore che ha fatto tutte le gavette possibili e ha alle spalle trent’anni di “culo quadrato” (ci si perdoni il francesismo).
Il cartello De Filippi-Conti (che secondo molti ha una terza sponda in Rtl e nel suo presidente Lorenzo Suraci) non poteva che svelare se stesso in maniera ufficiale a Sanremo, luogo/nonluogo dove tutto si incontra: televisione, musica, industria discografica, potere, politica. E va bene così, in fondo, perché i prossimi conduttori del Festival hanno conquistato con le unghie e con i denti tutto quello che oggi possono ostentare. Maria De Filippi, che sicuramente è approdata in tv la prima volta come signora Costanzo, poi ha persino oscurato il potentissimo consorte, diventando più influente di lui, trasformando un monumento del giornalismo televisivo (e un uomo tradizionalmente di potere) nel signor De Filippi.
Conti e De Filippi non sanno ballare, non sanno cantare, non sono “artisti”. Sono due signori che hanno puntato sulla fatica, più che sul talento, facendo fruttare le capacità che avevano e colmano il gap nei confronti di chi è naturalmente più brillante. La De Filippi ci è riuscita costruendo un universo da lei completamente creato e plasmato, con personaggi più o meno gradevoli e graditi a far da contorno a una enorme operazione economico-televisiva. Carlo Conti ci ha messo più tempo, perché in Rai è più difficile “far fuori” i brontosauri che godono di ultradecennali rendite di posizione, ma alla fine è diventato persino più potente del Pippo Baudo dei tempi d’oro.
Due persone in gamba, dunque, che uniscono ascolti, gradimento del pubblico e capacità di diventare dirigenti, autori e produttori, mica solo conduttori, e che tra meno di un mese marceranno su Sanremo in testa alle loro truppe, ufficializzando un predominio pressoché totale nell’impero televisivo italico.