L'ha proposta il consigliere regionale Sergio Berlato, di Fratelli d'Italia. Secondo cui "gli animalisti sono pericolosi" e “le tensioni e i problemi che affliggono l'esercizio venatorio e la pesca nel nostro Paese sono un'anomalia tutta italiana". E' stata votata a larga maggioranza. Erika Baldin (M5S): "La Regione è ostaggio della lobby dei cacciatori"
“Gli animalisti sono pericolosi, soggetti che si presentano con la pelle d’agnello ma in realtà sono criminali. A me hanno spedito a casa un’epigrafe con la mia foto”. Così il consigliere regionale veneto Sergio Berlato, di Fratelli d’Italia, ha difeso – attaccando – la legge da lui proposta e approvata a larga maggioranza dal consiglio regionale del Veneto. Una norma dichiaratamente pro cacciatori e pescatori e altrettanto contraria agli ambientalisti: introduce pesanti sanzioni pecuniarie nei confronti di chi cerca di ostacolare le doppiette che abbattono ciò che resta della fauna selvatica nella campagna veneta. L’hanno votata 26 consiglieri, 14 i voti contrari, sei gli astenuti. Nessuna sbavatura nella maggioranza di centrodestra a trazione leghista. Marcello De Noni, presidente del circolo Legambiente di Sernaglia della Battaglia, in provincia di Treviso, ha commentato dicendo che “è una legge che si auto commenta. E’ frutto di scambi che vengono contrattati in sede di campagna elettorale. Gli accordi si onorano… Ogni politico ha la sua riserva di voti. Gli elettori di Berlato hanno delle richieste precise che Berlato adesso ha onorato”.
“Le tensioni e i problemi che affliggono l’esercizio venatorio e la pesca nel nostro Paese sono un’anomalia tutta italiana, spesso alimentata ad arte da mere strumentalizzazioni di natura politica o dall’estremismo animal-ambientalista“, si legge del resto già nel preambolo del testo. “Oggi, infatti, sono aumentati i casi in cui l’attività venatoria e la pesca hanno trovato l’opposizione da parte di chi è ideologicamente contrario a tali forme di prelievo”. Adesso si cambia: chi contesta i cacciatori, in Veneto, rischia multe salatissime.
Il paradosso è che le norme modificano alcuni articoli di due leggi risalenti al 1993 e al 1998 approvate “per proteggere la fauna selvatica” e “per tutelare la fauna ittica”. L’articolo 35 bis della legge del 1993 è categorico: “Chiunque, con lo scopo di impedire intenzionalmente l’esercizio dell’attività venatoria ponga in essere atti di ostruzionismo o di disturbo dai quali possa essere turbata o interrotta la regolare attività di caccia o rechi molestie ai cacciatori nel corso delle loro attività, è punito con la sanzione amministrativa da euro 600 a euro 3.600”. Idem per la legge del 1998 sulla pesca. Ma c’è di più. Ad accertare e contestare le violazioni procedono “gli organi cui sono demandate funzioni di polizia”. A incassare le sanzioni sarà la Regione Veneto.
Non è un mistero che Berlato sia da sempre (anche quando era a Strasburgo) il punto di riferimento della lobby dei cacciatori. Ma questa volta ha trascinato con sé tutta la maggioranza. Ha trovato un alleato nel gruppo di Flavio Tosi che si è astenuto, essendo il suo leader anche presidente veneto di Federcaccia. Il Movimento Cinque Stelle si è opposto con vigore. Erika Baldin ha dichiarato: “Il Consiglio regionale del Veneto è ostaggio di Sergio Berlato e della lobby dei cacciatori, mentre le esigenze dei veneti vengono messe ancora una volta in disparte”. E il suo collega Simone Scarabel: “La legge sul disturbo venatorio è un doppione di quanto è già previsto dal codice penale”.
Durissimo il consigliere Andrea Zanoni del Pd: “Non c’è stata la minima apertura da parte della maggioranza, che ha bocciato tutti i miei emendamenti a tutela di agricoltori, proprietari di terreni, sportivi, ciclisti, escursionisti e cercatori di funghi”. Poi ha tirato in ballo il governatore Luca Zaia: “È lui che promulga le leggi ed è lui il primo responsabile di questo provvedimento che sancisce la depravazione e la deriva in materia venatoria. La Lega ha votato contro il diritto dei proprietari di decidere cosa fare nei loro terreni. Sono sanzioni spropositate, vessatorie e intimidatorie, che puniscono 10 volte tanto chi usa la voce per difendersi dagli abusi rispetto a chi abusa delle armi”.