Nel novembre 2015 le istituzioni afgane sostenevano di avere il controllo del 72% del territorio nazionale. Una percentuale scesa al 63,4% nell’agosto 2016. Intanto arriva un'ammissione di colpa degli Stati Uniti per la morte di 33 civili, uccisi in un bombardamento a Kunduz, durante uno scontro con i fondamentalisti, nel novembre 2016
I talebani in Afghanistan guadagnano territorio. E comprano equipaggiamento, armi, munizioni e carburante direttamente dai soldati dell’esercito afghano. Lo ha denunciato John Sopko, ispettore generale dell’organismo americano che supervisiona la ricostruzione (SIGAR), in occasione di un intervento nel Centro per gli studi strategici e internazionali, presentando un rapporto sui rischi che sta correndo in Afghanistan il processo di stabilizzazione.
L’ispettore ha lanciato un allarme sulle conquiste territoriali realizzate dalle forze antigovernative. Nel novembre 2015 il governo di Kabul sosteneva di avere il controllo del 72% del territorio nazionale. Una percentuale scesa al 63,4% nell’agosto 2016. Nel documento, Sopko ha sottolineato anche che lo sforzo delle forze di sicurezza afghane per sottrarre agli insorti aree strategiche del Paese ha causato molte decine di soldati misteriosamente scomparsi. Infine, l’ispettore generale ha presentato una lista dei maggiori rischi che ostacolano in Afghanistan il successo della ricostruzione nazionale. Fra questi, la corruzione, l’impossibilità di consolidare i successi ottenuti, l’incapacità del governo afghano di gestire in maniera efficace il suo budget e la cattiva gestione dei contratti.
Intanto arriva un’ammissione di colpa degli Stati Uniti per la morte di 33 civili, uccisi in un bombardamento a Kunduz, durante uno scontro con i talebani, nel novembre 2016. Secondo un comunicato delle forze armate statunitensi, citato dall’agenzia di stampa Pajhwok, “l’USFOR-A ha completato le sue indagini riguardanti le accuse della morte di 33 civili causata dalle forze afghane e statunitensi durante una operazione militare nel villaggio di Boz, nella provincia di Kunduz, il 2 e 3 novembre 2016″. L’inchiesta ha “determinato – prosegue il documento – che, con rammarico, 33 civili sono stati uccisi e 27 feriti. Per difendere se stesse e le forze afghane, le forze Usa hanno risposto per autodifesa al fuoco dei talebani che utilizzavano abitazioni civili per sparare”. Ma “a prescindere dalle circostanze – ha dichiarato al riguardo il comandante del contingente Usa e della Missione ‘Resolute Support’, generale John Nicholson – mi rammarico profondamente per la perdita di vite umane”.