Il ministro dello Sviluppo ora fa la voce grossa, ma il fallimento del piano di rilancio della compagnia è noto da mesi. Intanto il sottosegretario Gentile risponde all'interrogazione sulla consulenza per la nuova Strategia energetica nazionale affidata a Boston Consulting Group senza spiegare quanto costerà l'incarico né che ruolo abbia avuto Francesco Cuccia, capo segreteria tecnica del ministro, che arriva proprio da quella società
Il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha scoperto che esiste un problema in Alitalia. L’azienda “è stata oggettivamente gestita male” ed è “inaccettabile che una situazione non buona venga riversata sui lavoratori. Non è giusto, lo abbiamo detto con la massima chiarezza”, ha detto a Radio Anch’io, su Radio1 Rai, il titolare di via Veneto. Solo che questa “situazione non buona” è tutt’altro che una novità: già a luglio il presidente Luca Montezemolo, in audizione alla commissione Trasporti della Camera, aveva ammesso che l’azienda “perde ancora molti soldi”, “500mila euro al giorno”, e per questo “serve responsabilità da parte di tutti”. Ovvero da parte dei dipendenti: secondo Montezemolo scioperare non era “responsabile” perché avrebbe potuto ostacolare gli sforzi di risanamento.
Sforzi che, è emerso pochi mesi dopo, sono evidentemente falliti. La ex compagnia di bandiera, oggi controllata da Etihad e partecipata da Intesa, Unicredit, Generali e Atlantia, ha nuovamente conti fuori controllo e ha bisogno di soldi freschi, malgrado avesse annunciato per quest’anno il pareggio di bilancio. Così, due anni dopo l’ingresso nel capitale della compagnia emiratina, progetta ora un’altra tornata di esuberi. “Non esiste che si parli di esuberi prima di parlare di piano industriale. Nessuna azienda si salva senza piano industriale”, ha ribadito Calenda ripetendo testualmente quanto già detto, in coro con il ministro dei Trasporti Graziano Delrio, dopo l’incontro di lunedì 9 gennaio in via Veneto con i vertici del gruppo. Incontro finito praticamente con un nulla di fatto perché, è la posizione del governo, la situazione occupazione potrà appunto essere discussa solo dopo la presentazione del piano. Il fatto è che, come il titolare dello Sviluppo sa bene, gli errori del management finiranno per ricadere anche sui contribuenti, visto che le casse dello Stato dovranno pagare gli ammortizzatori sociali mentre chiunque viaggi in aereo paga un obolo – caricato direttamente sul biglietto – al fondo di solidarietà del trasporto aereo che versa le integrazioni salariali ai lavoratori del comparto titolari di Naspi o indennità.
Le grane di Alitalia si inseriscono peraltro in una situazione difficile per tutto il comparto: non a caso il 20 gennaio ci sarà uno sciopero generale e i sindacati Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl Trasporto Aereo hanno scritto al governo per chiedere un incontro “urgentissimo al fine di valutare ogni utile possibile decisione” anche in merito al Fondo di solidarietà: “La maggior parte delle delibere attese sul biennio e non solo, non sono state ancora approvate”, si legge nella missiva. “In queste settimane, inoltre, si sono susseguite molte crisi aziendali che hanno pesantemente aggravato le problematiche sia del fondo che del trasporto aereo”. Per quanto riguarda nello specifico Alitalia, “in assenza di un confronto sostenibile e credibile sul piano industriale di rilancio della compagnia, atteso da oltre 6 mesi, ed in presenza di atti unilaterali nei confronti del lavoro, in violazione del contratto e degli accordi”, i sindacati hanno aperto “formale vertenza nei confronti di Alitalia, che in assenza di risposte, porterà ad una prima giornata di astensione da collocarsi nel mese di febbraio“.
Nel frattempo, sempre giovedì, il sottosegretario al ministero dello Sviluppo Antonio Gentile ha risposto in commissione Attività produttive alla Camera a un’interrogazione di Davide Crippa (M5S) sulla consulenza per la nuova Strategia energetica nazionale affidata a Boston Consulting Group. “La definizione delle priorità, degli obiettivi e della Strategia restano affidati al processo partecipato e alla decisione finale del Governo”, si è limitato a dire Gentile, dopo aver ricordato che Bcg è stata scelta dopo una gara “tra tre potenziali società di consulenza leader nel mondo”. Il sottosegretario non ha però fornito alcun dato relativo al costo di quell’incarico per le casse pubbliche, né ha chiarito se nella scelta abbia avuto un ruolo Francesco Cuccia, capo della segreteria tecnica del ministro, che arriva proprio da Boston consulting.