Nel 2005, Margaret Chan, direttore generale dell’Oms, scriveva: “Sei morti su 10 (60%) ogni giorno sono causate da malattie non trasmissibili spesso legate alle abitudini di vita e sono la ragione per la quale i bambini di oggi potranno vivere meno della generazione precedente”.

Nel 2006, la Harvard School of Public Health ha lanciato un appello intitolato: “Una pandemia silente: le sostanze chimiche industriali stanno danneggiando lo sviluppo cerebrale dei bambini di tutto il mondo”.

Nel 2009, l’Oms ci ha avvertiti che:
– nell’adulto, l’80% delle patologie è influenzato dai fattori di rischio ambientale, mentre il 25% delle morti e il 25% del carico di malattia può essere attribuito all’ambiente;
– nel bambino ben il 35-40% del carico di malattia è influenzato dal rischio ambientale.

Ovviamente, sono moltissimi gli studi di tossicologia e di farmacologia pubblicati in questi ultimi anni che testimoniano la gravità della situazione ambientale, specie tra i bambini. Tra gli ultimi, ricordo uno studio portato al Congresso Internazionale dell’European Respiratory Society del settembre 2016 che ha correlato l’assunzione di antibiotici nei primi due anni di vita con un aumento del rischio di sviluppare allergie da più grandi: l’associazione era più marcata in quei soggetti che da bambini avevano assunto due cicli di antibiotici invece che uno.

Infatti, è noto che nei bambini, specie i più piccoli, i farmaci o gli inquinanti immunointerferenti alterano il sistema immunitario già molto immaturo e possono lasciare uno squilibrio cronico della bilancia immunitaria Th1/Th2 con conseguenti patologie allergiche, autoimmunitarie e anche oncologiche.

La conferma è giunta lo scorso settembre 2016 da un articolo intitolato “La vita moderna sta uccidendo i bambini con un aumento del cancro pediatrico del 40% negli ultimi 16 anni”. La causa viene attribuita a inquinamento atmosferico, pesticidi, diete povere e radiazioni elettromagnetiche. L’aumento del cancro è risultato più evidente per età di 15-24 anni, con un tasso di incidenza aumentato del 60%. In conclusione, in Gran Bretagna più di 4.000 all’anno bambini ricevono la diagnosi di cancro, al punto che questa patologia è la principale causa di morte da 1 a 14 anni, “una patologia che potrebbe essere completamente ridimensionata con il cambiamento dello stile di vita”, commentano gli autori dell’articolo. Infatti, viviamo in un ambiente molto patogeno: inquinamento elevato di aria, acqua e cibo, alimentazione squilibrata e povera di sostanze nutrizionalmente essenziali, eccessivo uso di farmaci, ecc.

Questa situazione minaccia tutti, ma in particolare i bambini, perché l’adulto ha iniziato ad essere squilibrato quando era già strutturato, mentre un bambino viene squilibrato prima ancora di nascere. Prima di causare un cancro, però, l’inquinamento causa un profondo squilibrio immunitario e una conseguente infiammazione tessutale cronica… da cui hanno inizio ‘tutte’ le patologie!

Ed ecco alcuni dati Usa scioccanti:
– 1 bambino su 6 ha disturbi di apprendimento (1);
– 1 su 9 è asmatico (2);
– 1 su 10 è affetto da Adhd (3);
– 1 su 12 soffre di depressione (4);
– 1 su 45 è autistico (5);
– 1 su 400 diventerà diabetico (6);
– e altri milioni di bambini lottano con altri tipi di disturbi immunitari, autoimmunitari, metabolici e neuropsichiatrici (7) caratterizzati da processi infiammatori cronici sia del cervello sia di altri tessuti corporei (8).

Infatti, nell’aprile 2016 il nostro Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane (9), analizzando i dati dal 2002 al 2015, ha denunciato che nel 2014 è iniziata per la prima volta una riduzione della speranza di vita alla nascita.

Pertanto, nell’attesa che qualcosa cambi a livello sociale, credo che ognuno di noi debba fare qualcosa subito, sia per migliorare la sua condizione personale, sia per contribuire a modificare la situazione sociale, perché, se vogliamo aiutare concretamente i nostri figli dobbiamo iniziare a cambiare noi stessi, dato che la salute degli uomini futuri inizia prima del loro concepimento, si plasma durante la gravidanza e si perfeziona durante la prima infanzia, ma poi è legata all’esempio che i genitori daranno e alle condizioni dell’ambiente in cui vivranno.

L’igiene di vita che alla lunga sembra essere più incisiva è relativamente semplice da attuare ed è anche quella che più riduce il rischio di obesità e di patologia in generale:
– un’alimentazione moderata, equilibrata nei suoi nutrienti, prevalentemente vegetale e non troppo industrializzata;
– un adeguato introito giornaliero di acqua (1,5-2 litri nell’adulto);
– un po’ di attività fisica, quasi quotidiana (almeno 30 minuti);
– un sonno ristoratore (minimo 7 ore al giorno);
– la maggior distanza possibile dai campi elettromagnetici;
– la minor assunzione possibile di farmaci;
– uno spazio quotidiano o settimanale per uno svago piacevole e rilassante, possibilmente lontano da ambienti inquinati;
– un animo sereno, mite e ragionevolmente ottimistico, capace di affrontare gli inevitabili problemi della vita non come ulteriore fonte di stress, ma come un’occasione di crescita personale.

Sull’importanza dell’igiene di vita come potente medicina preventiva, un recente studio (10) ha lanciato un invito: “In Gran Bretagna l’obesità è responsabile di oltre 18.000 casi di tumori all’anno e, dopo il fumo, è la seconda causa di cancro prevenibile… Agire sulla prevenzione, promuovendo stili di vita corretti, deve essere un imperativo per medici e operatori sanitari”.

Per il 2017 mi impegnerò ancora di più a diffondere tale messaggio e il mio augurio è che sempre più persone facciano lo stesso.

(qui i riferimenti bibliografici)

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