A volte, vittima di un attacco di megalomania, credo di essere l’uomo più superficiale del mondo. Non la superficie intesa come sintesi di abissi, no, la superficie sciocca e cristallina che si pavoneggia con il cielo, e mostra le proprie futili increspature.
Nelle mie notti insonni sogno di finire fra le pagine di una rivista di gossip paparazzato mentre mi sto grattando la pancia al fianco di una supermaggiorata benedetta dalla chirurgia plastica. E ci rimango sempre male quando risulta evidente che la mia realtà quotidiana è fatta di nudità e ombra, di poesia e metafisica uncinata. Non c’è scampo, sono condannato alla profondità, un destino crudele, un crampo allo stomaco perso nell’universo.
Solo, tormentato da una solitudine terrestre ed extraterrestre. Anche gli extraterrestri infatti sono soli, proprio come noi umani. E non c’è limite a questa solitudine congenita e cosmica.
Vorrei essere intervistato da tutte le testate giornalistiche, diventare un opinionista polimorfo, crescere come una pianta carnivora dentro ogni studio televisivo, vorrei diventare un personaggio corticale, conficcato nel cervello degli spettatori, essere riconosciuto per strada con sentimenti di venerazione per la mia augusta persona.
Nessuno, invece, si accorge di me, della mia “angusta persona”. E mi tormento, mi sfilaccio, mi disperdo, evanescenza fra le evanescenze, apparenza che non si fida più di se stessa.
Bene, quindi? Quindi nei momenti di noia disarticolata mi intervisto da solo, come in questo video che porgo umilmente alla vostra disattenzione. Oh, darei l’anima per finire sull’Isola dei famosi!