“Dirti che sono profondamente deluso, e in prima fila deluso da te, è dir poco”. In una lettera inviata venti giorni fa, ma pubblicata solo dopo l’annuncio dello sciopero della redazione, il direttore de l’Unità Sergio Staino si rivolge direttamente al segretario del Pd, Matteo Renzi. “Altri venti giorni sono passati dall’invio di questa lettera, venti giorni di silenzio totale. Questo mi costringe a renderla pubblica per vedere se riesci a degnarmi di una qualche risposta”, spiega il vignettista, aggiungendo che se il quotidiano non fosse stato in sciopero l’avrebbe pubblicata come editoriale. Il Comitato di redazione denuncia che “l’Unità rischia la chiusura” e chiede “un incontro ufficiale con Renzi, che in questa vicenda non può restare ancora in silenzio“.
Già nell’editoriale di fine 2016 Staino aveva utilizzato parole durissime per raccontare la situazione del suo giornale: “L’Unità moricchia, ma io ho preso sul serio l’incarico di direttore. Nel Pd non vedo la stessa serietà“. La situazione però è peggiorata ancora dopo che, mercoledì 11 gennaio, il comitato di redazione del quotidiano fondato da Antonio Gramsci nel 1924 ha comunicato: “La situazione all’Unità precipita”. Il motivo, ha spiegato la rappresentanza sindacale, sono “i licenziamenti collettivi senza ammortizzatori sociali” annunciati “in modo assolutamente unilaterale dall’amministratore delegato, Guido Stefanelli (attraverso una delegata dell’azienda Pessina), anziché proseguire nella trattativa con il sindacato per la trasformazione di articolo 1 in articoli 2. Licenziamenti ai quali – ha proseguito il cdr – il direttore Sergio Staino ha detto di volersi opporre fermamente”.
Il giorno dopo Staino pubblica la lettera in cui ammoniva Renzi riguardo allo stato del quotidiano: “Pensavo che il giornale ti servisse per ravvivare quella base che nel territorio si sta disperdendo nell’astensionismo o, peggio ancora, nel grillismo. Pensavo ti servisse uno strumento per ricucire queste forze, per rimetterle in circolo, per far sì che dalla base ti arrivasse quell’ondata di rinnovamento che caratterizzò la tua prima uscita, quella del rottamatore“, scrive Staino. Per questo, prosegue la lettera, “ero pronto a fare molti sacrifici, ero pronto a fare un bellissimo giornale mantenendo il livello di spesa dell’attuale o addirittura riducendolo, riducendo il personale (che è un sacrificio politico terribile), riducendo il formato e puntando su un giornale piccolo, brutto e cattivo ma pieno di grande intelligenza e di cose che non si trovano negli altri giornali”.
Purtroppo, invece, “non è così”. E “la necessità di un incontro per sapere dove andiamo a finire rinviata di settimana in settimana, sempre cose più importanti de l’Unità, sempre cose più urgenti. È naturale – concludeva Staino – che mi venga una gran voglia di togliere il disturbo”. A venti giorni di distanza il vignettista aggiunge: “Io ti ho sempre apprezzato per quel tuo continuo ripetere ‘ci metto la faccia’, è possibile che questo non valga per l’Unità?”. A chiedere che Renzi “ci metta la faccia” è anche il Comitato di redazione, che in una nota denuncia che “il destino del quotidiano si giocherà nei prossimi quindici giorni in cui sarà decisa la ricapitalizzazione”. Per questo è stato annunciato un secondo giorno di sciopero contro “quello che riteniamo un ulteriore passo verso la dismissione del quotidiano”.
“Inaccettabili – scrive il cdr – le motivazioni addotte dal socio di minoranza Eyu, cioè il Partito Democratico, e il socio di maggioranza, la Piesse, circa la possibile messa in liquidazione della società editoriale”. La nota spiega come “entrambe le parti in causa sostengono l’intenzione di voler continuare a garantire la sopravvivenza del giornale”, ma in realtà fanno in modo di mettersi “l’uno contro l’altro” e “rendere di fatto impossibile trovare un accordo in grado di garantire il futuro de l’Unità e la tutela dei posti di lavoro”. “Il cdr non intende assecondare, e dunque condanna con fermezza, il braccio di ferro che rischia di portare alla chiusura del giornale”, prosegue la nota. Ieri fonti del Nazareno avevano parlato di “sconcerto“, ma il cdr precisa come “al netto delle dichiarazioni pubbliche di impegno, nel corso di questi 18 mesi nulla è stato fatto”.
Per questo, secondo il cdr “spetta anche al Pd e al suo segretario intervenire affinché l’assetto societario de l’Unità e il suo futuro trovino una definizione chiara e senza più rimpalli di responsabilità”. “È arrivato il momento di fare una scelta: l’Unità deve continuare ad esistere o deve morire? Pretendiamo di saperlo”, scrivono i redattori. La nota denuncia anche la situazione poco chiara del sito web, unita.it, di proprietà dell’Unità srl, che ancora non è stato attivato: “Finora si è preferito mantenere l’ambiguità con il blog unita.tv, di proprietà di Eyu, che nulla ha a che vedere con il giornale cartaceo, né con la redazione de l’Unità, tantomeno con la direzione di Sergio Staino”. “Per risolvere questa situazione, da soli, i giornalisti de l’Unità” hanno deciso di fare causa al sito unita.tv, “a fronte di quello che riteniamo un grave danno al prodotto”.