Cosa penso della gestione del Casinò di Venezia ho già avuto modo di accennarlo in questo post risalente al lontano 2012, ai tempi del tentativo di vendita/svendita ai privati, tentativo poi regolarmente fallito, dato che la gara è andata deserta. In quest’altro post del 2015 sono invece entrato un po’ più in dettaglio del bilancio, di come la gestione 2014 del casinò abbia prodotto un attivo (minore di quanto dovrebbe, ma pur sempre un attivo) e di come infine la gestione politico-finanziaria del Comune di Venezia sia riuscita a farla risultare e percepire come una perdita.
In questi giorni il Casinò è balzato di nuovo alle cronache, per ragioni molto simili a quelle di allora. Incassi sempre intorno ai 100 milioni, col 2016 in leggera crescita sul 2015 (al contrario degli altri casinò italiani), ma comunque sotto il budget previsto. Verosimilmente posso immaginare un attivo intorno ai 15 milioni. E così ci risiamo con titoli tipo “Casinò, i conti sono di nuovo a rischio – Incassi insufficienti e riorganizzazione in vista” (Nuova Venezia, 31-12-2016). Sempre la Nuova, tre giorni dopo: “Casinò, la grande fuga dei croupier – Circa quaranta persone in meno al lavoro sia il 30 che il 31 dicembre, tra malattie, maternità e paternità”. Questo disamore dei dipendenti deriva secondo me da tanti, troppi anni di mala gestione: ci sono tante preziose competenze all’interno dell’azienda, ma sono state regolarmente frustrate, anziché gratificate. E queste sono le conseguenze! Altro che il promesso rilancio a breve. Questo titolo ha fatto scalpore, ma Elisio Trevisan, sul Gazzettino del 5-1-2107, ha fatto notare che l’anno precedente i dipendenti assenti all’ultimo dell’anno erano 54.
Nel post del 2015 scrivevo: “A Venezia invece si aspetta il nuovo direttore generale, ma c’è un Consiglio di amministrazione fresco di nomina; due avvocati e un imprenditore di call center. Staremo a vedere se combinano qualcosa di buono”. Ebbene, il sindaco Luigi Brugnaro ha nominato il direttore generale, Eros Granzina, ma il CdA (pur nominato dal sindaco Brugnaro) è subito entrato in rotta di collisione con lui. Per dirla con la parole di Trevisan: “Tutti impegnati a risolvere (o in alcuni casi a fomentare) le beghe tra il CdA e il direttore generale a chi comanda di più, col rischio che alla fine vadano perdute occasioni preziose”.
Senza giri di parole il giudizio del coordinatore Cgil Salvatore Affinato: “Il CdA scade a marzo. Lo invitiamo a un sussulto di quell’attività che è mancata negli interminali 15 mesi di nulla di questa gestione o ci siano risparmiati ulteriori tre mesi di agonia. Mai come in questo periodo la Casa da Gioco è stata immobile. Mai come in questi mesi i dipendenti si sono sentiti così orfani di una guida…” e poi continua su questo tono. E intanto Brugnaro promette un piano industriale a breve, ma dovendo giudicare dal suo primo anno e mezzo di gestione, cosa lecitamente potremmo aspettarci?
Chiudo con un piccolo aneddoto. Qualche giorno fa, il 6 gennaio, mi sono recato personalmente nella sede di terraferma del casinò (a Ca’ Noghera). Avevo avuto notizia della riattivazione del settore poker e mi sembrava un fatto assai positivo, così ho deciso di sperimentare di persona un torneino serale: beh, la poker room era, ad essere gentili, inadeguata. Una sorta di gazebone pieno di spifferi; stufette elettriche rumorosissime che tentavano vanamente di riscaldare, luci fredde che da certe posizioni creavano riflessi che impedivano persino di vedere le carte girate dal dealer, chips di vario taglio dai colori troppo simili, totale assenza di servizio ai tavoli… e potrei continuare! Mi dicono comunque che la room si trasferirà a breve nel capannone di fronte al casinò: vedremo come va.
Nonostante tutto di giocatori ce n’erano davvero parecchi, sia nella poker room sia soprattutto nel corpo centrale del casinò: figuriamoci cosa potrebbe fare il Casinò di Venezia se somigliasse almeno un po’ a un casinò moderno e venisse gestito come si deve!