Dal matrimonio tra Aim e Agsm nascerà un gruppo con un fatturato di 1,1 miliardi di euro. Tosi: "Entrambi i Comuni le amministrazioni comunali hanno compiuto negli anni la scelta di mantenere il controllo pubblico delle rispettive aziende"
Le società che si occupano di vendita di energia e gestione del ciclo dei rifiuti a Vicenza e Verona vanno verso l’aggregazione. Il presidente di Aim Vicenza Paolo Colla e quello di Agsm Fabio Venturi lo hanno annunciato venerdì mattina. L’intesa darà vita a un gruppo con un fatturato di 1,1 miliardi di euro, un margine operativo lordo di oltre 130 milioni di euro e 2.250 dipendenti. “Entrambe le amministrazioni comunali hanno compiuto negli anni la saggia scelta di mantenere il controllo pubblico delle rispettive aziende”, ha ricordato il sindaco di Verona Flavio Tosi. “Evidente è il vantaggio di sistema generato da questa operazione che punta a ulteriori aggregazioni nel tempo e intende mantenere il controllo pubblico anche in futuro”.
L’accordo prevede che il processo di integrazione consideri tutti gli attuali rami di attività ma apre la strada anche all’unione di altri operatori. Per quanto riguarda la governance, l’operazione rispetterà l’equilibrio tra le parti coinvolte garantendo adeguata rappresentanza dei soci negli organi amministrativi e di controllo. Sul versante industriale, le linee di sviluppo del nuovo soggetto muoveranno dai progetti presenti nei rispettivi piani industriali e verranno proiettate nella nuova dimensione economica e finanziaria. Le sedi operative e l’organizzazione saranno sviluppate in coerenza con specifici criteri di specializzazione nelle singole linee di attività.
Intanto la deputata veronese del Pd Alessia Rotta ha presentato un’interrogazione al ministero della Pubblica amministrazione sugli investimenti in Albania di Agsm, per chiedere se le operazioni finanziarie siano o meno conformi alle disposizioni del Testo Unico in materia di società partecipate dalla pubblica amministrazione. “Già la situazione debitoria del gruppo non è tra le migliori – ha spiegato Rotta – non si capisce quindi come investire all’estero denaro dei veronesi per fornire un servizio a cittadini stranieri possa in qualche modo rientrare nei limiti stabiliti dell’interesse generale dei cittadini. E se quell’investimento non dovesse andare a buon fine? A rimetterci saranno soprattutto i veronesi”.