Il maltempo non dà tregua alla penisola e la situazione negli istituti scolastici è sempre più precaria, tra impianti di riscaldamento mal funzionanti e strutture inadeguate. Dalla Liguria alla Sicilia passando per Roma: la mappa del disagio
Classi al gelo da Nord a Sud. Il maltempo non molla e in tutt’Italia continuano i disagi per studenti e i professori costretti ad andare in aula con sciarpa, guanti e piumino. Le temperature sotto zero hanno raffreddato anche i rapporti tra presidi e studenti, comuni e genitori, professori obbligati ad entrare in classe e allievi che son rimasti fuori per protesta. In Liguria è guerra tra la dirigente dei licei Nicoloso di Recco e Da Vigo di Rapallo e gli studenti. Giovedì mattina i ragazzi di fronte alle aule fredde hanno deciso di protestare e non sono entrati in aula. Una decisione che non è stata gradita dal capo d’istituto Nazaria Maria Persia che ha preso carta e penna per scrivere una circolare dove informa che l’assenza non sarà giustificata “dal momento che le condizioni termiche dell’istituto erano ottimali”. La preside non nega che nella sezione associata di Recco ci siano stati problemi a causa dell’ondata eccezionale di freddo ma ha voluto rimarcare il fatto che i rappresentanti tecnici della Città Metropolitana e del Comune hanno posto in essere tutti gli interventi necessari al funzionamento dell’impianto di riscaldamento.
In Toscana stessa storia. Da una parte gli studenti infreddoliti e arrabbiati, dall’altra parte i capi d’istituto convinti che le temperature in classe erano accettabili. “Ai ragazzi di alcune scuole toscane – spiega Gian Marco Manfreda, coordinatore nazionale della Rete degli studenti Medi – sono arrivate circolari firmate dai dirigenti che intimano agli allievi di abbandonare la loro pretestuosa posizione. Decisamente poco pretestuosa è invece dal nostro punto di vista la posizione dei ragazzi del liceo classico Cicognini – Rodari di Prato dove la temperatura è andata sotto i 14 gradi a fronte dei 18 minimi previsti dalla Legge dopo che il sindaco della città aveva proposto ai ragazzi di riprendere l’attività didattica a patto che l’ambiente fosse scaldato almeno a 14 gradi, soglia comunque inferiore a quanto stabilito dall’articolo 4 del Dpr 412/93”.
A Roma intanto i ragazzi del Galileo Galilei all’Esquilino giovedì dopo la ricreazione non sono voluti rientrare a far lezione a causa dei termosifoni troppo freddi. Al Giulio Cesare la caldaia è andata in blocco e solo dopo un po’ di tempo è stata fatta ripartire. Al Margherita di Savoia in alcune aule il termostato è sceso sotto i 12 gradi e allo scientifico Farnesina gli studenti stanno pensando di non riprendere le lezioni se lunedì prossimo non troveranno le aule calde. Al Seneca i termosifoni funzionano al 30% e al Righi gli studenti sono stati fatti uscire prima per problemi legati al riscaldamento. All’Aventino nella scuola Badini i genitori hanno portato le stufe da casa. Al liceo scientifico Plinio Seniore a protestare, invece, sono stati i papà dei ragazzi che sono scesi in marcia dalla scuola fino a piazza Indipendenza. Virginia Raggi, dal canto suo, durante la commissione trasparenza convocata sulle problematiche registrate dalle scuole ha sollevato la questione sottolineando il fatto che nel 2012 c’era stata un’allerta della Protezione Civile e si era aperto un tavolo di crisi ma il 5 gennaio di quest’anno non è arrivato nulla”. Problemi si sono verificati anche in Brianza dove gli studenti della scuola superiore Leonardo da Vinci hanno scioperato per il freddo. Giovedì l’ingresso a scuola a causa del gelo era stato posticipato di un’ora ma per i ragazzi il provvedimento non è bastato. A finire sul banco degli imputati è la Provincia che si dovrebbe occupate delle scuole superiori.
A Palermo, invece, è l’amministrazione ad accusare Amg Energia che secondo il vice sindaco Emilio Arcuri avrebbe riacceso gli impianti in ritardo. Intanto agli uffici del municipio sono arrivate oltre 70 richieste di intervento. A Messina intanto il sindaco ha deciso di chiudere undici scuole. Il problema freddo ha riportato a galla i problemi sollevati dalle Province. “È da più di un anno che spieghiamo, conti alla mano, che i tagli imposti alle Province dalle manovre economiche sono insostenibili perché hanno effetti disastrosi sui servizi ai cittadini: l’ondata di freddo di questi giorni ha fatto emergere le prime criticità per scuole e strade. Serve un intervento immediato e il Parlamento deve avere piena contezza che il deterioramento indotto dei bilanci di questi enti ha effetti immediati sulle nostre comunità”, ha detto il rappresentante del Comitato direttivo Upi, Giuseppe Rinaldi, Presidente della Provincia di Rieti, intervenendo in audizione alla Commissioni bicamerale per il federalismo fiscale sulla finanza delle Province.