La commissione si avvarrà dei poteri di autorità giudiziaria. Intanto l'inchiesta dei pm di Roma prosegue: tra gli obiettivi la ricostruzione della galassia di almeno quattro società con sede a Regent Street, a Londra, formalmente tutte inattive e che facevano riferimento a Giulio Occhionero.
L’inchiesta sui fratelli Giulio e Francesca Giulia Occhionero, in carcere perché accusati di aver carpito con attacchi informatici dati e informazioni di migliaia di persone, prosegue in attesa che il giudice per le indagini preliminari Maria Paola Tomaselli decida sulla libertà dei due indagati dopo l’interrogatorio di garanzia in cui entrambi hanno respinto le contestazioni degli inquirenti di Roma. La commissione parlamentare Antimafia mercoledì 18 gennaio alle ore 14 ascolterà come testimone il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Stefano Bisi (tra i bersagli degli attacchi informatici) avvalendosi dei poteri dell’autorità giudiziaria. La commissione Antimafia, che aveva già ascoltato Bisi nei mesi scorsi, gli aveva chiesto di fornire gli elenchi degli iscritti al Goi, che non sono mai stati consegnati.
Follow the money, caccia ai conti correnti
I pm di Roma hanno iniziato una serie di verifiche bancarie e patrimoniali, in Italia e all’estero. Obiettivo degli inquirenti è ricostruire la galassia di almeno quattro società con sede a Regent Street, a Londra, formalmente tutte inattive e che facevano riferimento a Giulio Occhionero. E cercare di capire come i due potessero permettersi una vita agiata pur essendo a loro detta disoccupati da tre anni. Un tassello importante potrebbe essere rappresentato dalla mail arrivata all’Enav qualche mese prima dell’entrata in Borsa della società, e contenente il malware ‘Eyepyramid’. Gli inquirenti, che non hanno dubbi sul fatto che i due abbiamo per anni acquisito dati da centinaia di mail e computer attraverso azioni di hackeraggio, cercano ora di arrivare al movente. Ancora non è chiaro con quali fini i due fratelli agissero: se per fornire informazioni su appalti, o investire in borsa, o per accumulare una serie di notizie sensibili legate alla sfera privata di persone che puntavano a vendere. Altra tessera utile a ricostruire il mosaico è quella legata all’appalto riguardante un’operazione commerciale per la costruzione di infrastrutture nel porto di Taranto in merito al quale, secondo quanto sostiene il gip nell’ordinanza, la Westland Securities, società riconducibile ai due fratelli, aveva fornito una consulenza al governo statunitense. Proprio il sito della società che gestiva gli appalti in questione sarebbe uno di quelli colpiti dal virus, usato per infettare i computer e carpirne i dati.
Le talpe
Giulio Occhionero sapeva di essere finito nel mirino degli inquirenti perché un giorno prima di una perquisizione eliminò per un intero pomeriggio dati, file, account e credenziali. L’ipotesi della procura di Roma è che qualcuno avesse messo sull’avviso l’ingegnere. Due i rappresentanti finiti del registro degli indagati su ordine del pm Eugenio Albamonte: un vice brigadiere dei carabinieri denunciato per accesso abusivo al data base dello Sdi (Sistema di indagine) delle forze dell’ordine e un poliziotto. La ricerca, che il carabiniere avrebbe fatto su Giulio Occhionero, sarebbe stata un favore a un conoscente appartenente alla loggia massonica cui è affiliato l’ingegnere nucleare (che è stato sospeso).
Al vaglio anche la posizione della madre
Intanto è al vaglio degli inquirenti la posizione di Marisa Ferrari, madre dei due indagati. Davanti agli inquirenti che chiedevano di perquisire il box della casa in cui vive in affitto, lei ha negato di aver mai avuto le chiavi, ma quando i vigili del fuoco hanno forzato il cancello per permettere agli inquirenti di entrare dentro, lì sono stati trovati due computer riconducibili a Occhionero e scatole di documenti riferiti alle sue società.