Il consigliere di amministrazione della compagnia di navigazione Ignazio Messina Giampaolo Olmetti dev’essere condannato a 17 anni di reclusione per il crollo della Torre dei Piloti del porto di Genova . E’ la richiesta di pena formulata al tribunale del capoluogo ligure dal pm Walter Cotugno, al termine della prima parte della sua requisitoria. La Torre dei Piloti di Genova fu abbattuta da un mercantile della Messina, il Jolly Nero, il 7 maggio 2013: morirono 9 tra uomini della Guardia Costiera, piloti e rimorchiatori e rimasero ferite altre 4 persone. Olmetti, che è anche delegato per la società all’armamento, è imputato insieme ad altre 4 persone di omicidio colposo plurimo, crollo di costruzioni e attentato alla sicurezza dei trasporti. Oltre alla richiesta di pena, molto severa, il pm ha anche chiesto l’interdizione temporanea dagli uffici direttivi e perpetua dai pubblici uffici.
Il Jolly Nero finì contro la Torre dei Piloti durante una manovra in retromarcia per uscire dal porto di Genova: per un guasto il motore per procedere in avanti non partì e la poppa del cargo demolì la Torre, che peraltro era costruita praticamente sull’orlo della banchina. Per il magistrato che ha condotto l’inchiesta, dunque, Olmetti “non ha mai analizzato bene la situazione o disposto azioni correttive per evitare il ripetersi di situazioni di pericolo con le navi della flotta Messina tenendo conto anche di oltre una ventina di casi precedenti“. Il pm ha parlato ampiamente del sistema sms per la gestione della sicurezza e del codice Ism, normativa internazionale recepita anche dall’Italia riguardante la sicurezza della navigazione. “Il codice – ha detto – spiega cosa deve fare la Compagnia per garantire la sicurezza. Dopo alcuni incidenti e situazioni di pericolo è necessario che vengano adottate le procedure per evitarne altri”. E in questo caso, secondo il pm Cotugno, “erano da analizzare precedenti incidenti facendo azioni correttive per evitare il ripetersi di situazioni pericolose. Sono stati analizzati oltre 20 casi nei quali ci sono state situazioni pericolose con le navi della società Messina e Olmetti non ha mai fatto quello che le norme obbligavano a fare. Per circa un decennio c’è stata la violazione sistematica degli obblighi di legge”. “Questa inadeguatezza della Compagnia Messina – ha aggiunto Cotugno – è stata rilevata anche da vari organi tecnici. Sono state rilevate mancanze esaminando anche precedenti riguardanti la Jolly Nero. Hanno rilevato che ci sono state azioni correttive non adeguate ai gravi rischi prevedibili con default del motore“. Una condotta colposa, ha concluso il pm, “perché frutto di una scelta. Un’azione che è durata negli anni inserita nella gestione aziendale”. Tra le altre cose il pm ha parlato anche di un’aspetto “mirato al contenimento dei costi”.
Nella prossima udienza, lunedì, il pm concluderà la requisitoria analizzando gli altri imputati del processo: il pilota Antonio Anfossi, il primo ufficiale Lorenzo Repetto, il direttore di macchina Franco Giammoro imputati per gli stessi reati contestati a Olmetti. Tra gli imputati anche Cristina Vaccaro, terzo ufficiale accusata solo di falso mentre la società Messina è imputata per responsabilità amministrativa ed è citata come responsabile civile.
Gli avvocati di parte civile Alessandro Guarini, Massimiliano Gabrielli e Cesare Bulgheroni dicono di essere “contenti che il pm abbia deciso di aprire la requisitoria concentrandosi su Olmetti, riconoscendo un ruolo importante della compagnia”. “La richiesta della misura interdittiva – spiega il pool di legali – è il giusto corollario”.
In aula, per la prima udienza dedicata alle conclusioni del pubblico ministero, anche Adele, la madre di Giuseppe Tusa, uno dei giovani uomini della Guardia Costiera morti nel disastro. Giuseppe aveva 30 anni. Adele si è battuta per anni perché l’inchiesta arrivasse a un punto di caduta. E le richieste di pena del pm le fanno vedere un piccolo traguardo nel percorso che lei chiede, quello di verità: anche per questo in tribunale, oggi, ha ceduto e si è commossa.