Quelle frasi razziste, nei confronti di extracomunitari e musulmani, erano indifendibili e incompatibili con il compito di insegnante. Per questo il ministero ha deciso il licenziamento in tronco della professoressa veneziana Fiorenza Pontini, docente di inglese al liceo classico “Marco Polo”, che a luglio aveva postato su Facebook espressioni di inaudita violenza. Il provvedimento, che ha probabilmente pochi precedenti, non è stato accettato dall’interessata che, dopo averlo ricevuto prima delle vacanze di Natale, ha deciso di impugnarlo davanti al Tribunale Amministrativo Regionale del Veneto. I giudici del Tar hanno fissato l’udiena per il 25 gennaio.
Il caso era scoppiato ad ottobre, dopo che i deputati Giulio Marcon e Celeste Costantino, di Sinistra Italiana, avevano presentato un’interrogazione al ministro della Pubblica Istruzione, segnalando i testi e le espressioni contenute nel profilo FB dell’insegnante. Da allora la docente, che aveva chiesto pubblicamente scusa, non si era più presentata a tenere lezioni, prima perché malata, poi perché aveva ricevuto una sospensione di due mesi dall’insegnamento per un altro episodio (aveva dato del “terrone” a un ufficiale della guardia di Finanza, sempre su Fb) accaduto quando insegnava al liceo classico “Marco Foscarini”, sempre a Venezia.
Erano stati i suoi allievi ad accorgersi, per primi, di quanto la professoressa scriveva. In quei post si augurava la morte dei profughi, perfino se bambini, soprattutto se musulmani. Una frase tra le tante: “E poi ho torto quando dico che bisogna eliminare anche i bambini dei mussulmani tanto sono tutti futuri delinquenti”. Un’altra: “Mi dispiace che qualcuno si salva… bruciassero tutti”, riferita ovviamente agli extracomunitari che cercano di attraversare il mare su piccole barche che restano in balia delle onde. “Questa invasione di profughi è la peste del terzo millennio con la differenza che la malattia è stata sconfitta, questa ce la terremo ad infinitum”. Nel profilo Facebook si inneggiava a Mussolini ed erano contenuti insulti anche nei confronti della presidente della Camera Laura Boldrini e del presidente del consiglio Matteo Renzi.
Nell’interrogazione i due parlamentari chiedevano se il ministro intendesse aprire un procedimento disciplinare. Il ministro lo ha fatto e la conclusione è stata il licenziamento, valutando che quelle prese di posizione pubbliche non siano compatibili con i requisiti di base richiesti ad ogni educatore, qualsiasi materia insegni o qualsiasi idea personale egli abbia..