Svolta nella crisi di Aamps, la società partecipata del Comune di Livorno che gestisce il servizio di raccolta e smaltimento rifiuti. A larga maggioranza l’assemblea dei creditori ha espresso voto positivo sul piano di concordato preventivo fortemente voluto dal sindaco Filippo Nogarin per cercare di salvare l’azienda dal baratro. A anticipare la notizia al FattoQuotidiano.it è il presidente del cda Federico Castelnuovo: “In media il 72% dei creditori all’interno di ciascuna classe di credito ha votato positivamente la nostra proposta. Siamo a un passo dal salvataggio, ma non siamo ancora fuori pericolo: adesso aspettiamo l’omologa del tribunale, che dovrebbe arrivare tra 2 o 3 mesi”. Per il sindaco Nogarin “l’azienda può guardare con fiducia al futuro. Il futuro di Aamps comincia oggi”. La Fp-Cgil, alla testa delle proteste del novembre 2015, però frena gli entusiasmi: “Non c’era bisogno di ricorrere al tribunale – dichiara al Fq.it il segretario provinciale Giovanni Golino – la ricapitalizzazione sarebbe costata di meno. In più sono partiti due licenziamenti, 8 precari non sono stati riconfermati e due ditte dell’indotto fallite. Senza contare il rischio di privatizzazione di alcuni pezzi del servizio”. Per Beppe Grillo, che scrive sul blog, “la cura imposta dal Movimento 5 Stelle ha funzionato: Aamps, l’azienda dei rifiuti di Livorno ridotta sul lastrico da anni di gestione clientelare a firma Pd, è finalmente salva”. Un “risultato epocale“, aggiunge. Anzi: “Quello che succede a Livorno con Aamps è quello che succederà a Roma. Presto avremo grandi soddisfazioni anche lì”.

Ok a larga maggioranza
Il passivo di Aamps – ricorda Castelnuovo – si attesta intorno ai 42 milioni di euro (“colpa delle passate gestioni del Pd” dicono da tempo, come noto, dal M5s). Circa 300 i creditori ammessi al concordato. Il piano presentato copre un arco temporale dal 2016 al 2021 e prevede, oltre al pagamento integrale dei debiti in prededuzione e in privilegio, il pagamento dall’80 per cento in su del credito chirografaro in un massimo di 5 anni. “La nostra proposta – riferisce il manager – è stata accettata a larga maggioranza in tutte le classi di credito. Soltanto 2 soggetti su 300 hanno espresso voto negativo: “Uno di questi aveva un credito di 20mila euro, l’altro invece ne deteneva uno molto più rilevante“.

La rivincita di Nogarin
Un voto, spiega il sindaco Nogarin, che “certifica la solidità del progetto di rilancio dell’azienda e sconfessa le previsioni catastrofiche di qualche osservatore, alcuni politici e molti rappresentanti di categoria, incapaci di comprendere come si potesse pensare di rimettere in piedi Aamps senza drogarla, come sempre è stato fatto, con i soldi dei cittadini. Oggi questi profeti di sventura hanno la loro risposta: basta guidare l’azienda secondo i più rigorosi principi contabili e amministrativi”. Dunque secondo il primo cittadino M5s “la cura imposta dai nuovi vertici di Aamps ha trasformato l’azienda da un carrozzone appesantito da perdite e debiti, in una partecipata capace di fare economie, in grado di macinare utili e che presto ci metterà in condizione di abbassare la tariffa rifiuti ai cittadini di Livorno. Un risultato impensabile solo pochi mesi fa”. A sostegno di Nogarin tutto il M5s, compresa la sindaca di Roma Virginia Raggi: “Risultato storico a Livorno, bravo Nogarin. Azienda rifiuti salvata senza soldi cittadini grazie a M5S. Ora rivoluzioniamo Roma”. I parlamentari del Movimento celebrano Aamps “che ora è salva”. “Chi sosteneva che sarebbe stato un bagno di sangue per lavoratori e fornitori, oggi dovrebbe avere l’onestà intellettuale di chiedere scusa” scrive in una nota il gruppo consiliare dei Cinquestelle.

Ora resta solo l’attesa per la firma del giudice e l’azienda, assicura Nogarin, “potrà riproporsi sul mercato, alleggerita da un peso enorme e anche noi, come amministrazione che ha sostenuto questo progetto nonostante tutte le pressioni psicologiche e non solo, potremo tirare un sospiro di sollievo”. Sullo sfondo, peraltro, c’è la battaglia che Nogarin sta conducendo contro Regione e molti sindaci della costa toscana sul consorzio che dovrebbe inglobare le varie partecipate dei rifiuti sulla costa toscana. 

L’inizio della strada del concordato
La strada che ha portato all’ok dei creditori al concordato è stata molto dura per l’amministrazione M5s, con proteste, scioperi e le consuete polemiche politiche. La richiesta di accesso al concordato era stata avanzata il 25 febbraio mentre l’accoglimento della procedura da parte del tribunale fallimentare era arrivato il 14 luglio. La scelta dell’amministrazione comunale è stata oggetto di dure critiche, soprattutto da parte dei 300 lavoratori e di alcuni sindacalisti che avrebbero preferito ricapitalizzare. “Per sostenere la ricapitalizzazione – precisò però Nogarin a fine 2015 – sarebbero stati necessari tagli per 7,5 milioni di euro e l’amministrazione sarebbe stata impossibilitata a chiudere il bilancio senza toccare pesantemente i servizi essenziali”. Oggi Castelnuovo si limita a osservare: “La strada impervia e difficile del concordato non si è dimostrata poi così clamorosamente impossibile come qualcuno credeva”.

La Cgil: “Licenziamenti, precari espulsi e privatizzazioni”
Il segretario provinciale della Cgil Funzione Pubblica Giovanni Golino si dichiara “soddisfatto per la continuità aziendale”, ma evidenzia: “In realtà il piano è una sorta di ristrutturazione del debito mascherata, a grandi linee si paga tutto a tutti. E’ la dimostrazione che l’azienda è sana e che non c’era bisogno di passare da un procedimento fallimentare”. Non è tutto rose e fiori, secondo il sindacato: “Sono partite lettere di licenziamento nei confronti di due quadri per giustificato motivo oggettivo, nelle scorse settimane sono stati espulsi 8 precari e due ditte dell’indotto sono fallite”. Il sindacalista parla anche di “rischio di privatizzazione di alcuni pezzi del servizio, come ad esempio lo spazzamento meccanizzato o la raccolta ingombranti”. Golino ricorda anche che alla base del concordato c’è “il ribaltamento sulla Tari di 12 milioni di euro di crediti Tia ritenuti inesigibili”: “Per la ricapitalizzazione sarebbero bastati solo 10 milioni”.

Riflessi sulla maxi-indagine?
Aamps è stata anche scossa dalla maxi-indagine “Città pulita” della Procura di Livorno. Sotto la lente degli inquirenti la gestione dal 2012 a oggi, quella cioè a marchio Pd ma anche quella pentastellata. Gli indagati sono 18 e devono rispondere a vario titolo alle accuse di malversazione ai danni dello Stato, omissione d’atti d’ufficio, false comunicazioni sociali, abuso d’ufficio, falso in bilancio o bancarotta fraudolenta. A ricevere l’avviso di garanzia esponenti dell’attuale amministrazione (Nogarin è indagato per bancarotta fraudolenta, falso in bilancio e abuso d’ufficio), della precedente giunta Pd (compreso l’ex sindaco Alessandro Cosimi), ex amministratori di Aamps e tecnici del Comune. Anche l’attuale cda è indagato, così come alcuni vecchi manager. Il voto dei creditori avrà riflessi sull’inchiesta? “Non parlo su indagini in corso – risponde Castelnuovo – mi limito a dire che il piano di concordato è meno drammatico delle aspettative. Mi auguro che questo possa influire, ma non vorrei aggiungere di più”.

Tra consigli comunali infuocati e scioperi
La decisione di non procedere alla ricapitalizzazione fu ufficializzata a fine 2015, scatenando la rabbia di lavoratori e sindacalisti. La preoccupazione si riversa in consiglio comunale, tra cori di protesta e striscioni. C’è anche uno sciopero di due giorni a mettere a dura prova la città, tra cassonetti dell’immondizia traboccanti e rifiuti in strada. A far salire la tensione il “fuorionda” dell’assessore Gianni Lemmetti: “M’importa un cazzo di questi qui”.

E la crisi da amministrativa diventò politica, tanto che la maggioranza perse pezzi lungo la strada. A fine 2015 l’assessore all’Ambiente Giovanni Gordiani – che ha mai nascosto le sue perplessità sul concordato – si dimette: “Abbiamo parlato per giorni di ricapitalizzazione e ristrutturazione del debito – attacca in consiglio comunale – e a un certo punto ci siamo trovati in un’altra direzione. Frena Filippo, frena..”. E soprattutto si lacerano i Cinquestelle in consiglio comunale: tre consiglieri “dissidenti” contrari al concordato vengono espulsi: la maggioranza da quel giorno può contare su un solo voto in più delle opposizioni.

Da “Steve Jobs” a Castelnuovo
La crisi di Aamps ha fatto anche saltare molti manager in questi due anni e mezzo di governo Nogarin. A metà 2014 la società è affidata a Marco Di Gennaro: “Sarà il nostro ‘Steve Jobs'” disse Nogarin. L’esperienza del professionista massese, ex candidato M5s a Europee e Comunali, dura però sette mesi. Nell’aprile 2015 il timone passa a Aldo Iacomelli, poi esautorato dalla giunta di Livorno (e questa decisione è contestata dalla Procura). A inizio 2016 cambia di nuovo tutto: il sindaco affida l’azienda all’attuale cda: Castelnuovo, Paola Petrone e Massimiliano Tolone.

Inceneritore chiuso: “Ma solo dopo il 2021”
Resta davanti, comunque, una strada difficile, perché la questione rifiuti a Livorno è più che delicata. Per esempio la promessa di chiudere il termovalorizzatore è stato uno dei cavalli di battaglia che ha permesso a Nogarin di arrivare alla guida di Palazzo Civico. “Spegneremo le due linee dell’inceneritore pochi giorni prima della fine del mandato” dichiarò a fine 2015. Per raggiungere l’obiettivo si dovrà però aspettare almeno il 2021. “A partire dal 2018 – ha dichiarato lo scorso luglio Petrone, del cda di Aamps – inizieremo a valutare progettualmente come arrivare alla chiusura del termovalorizzatore: in questo piano di 5 anni non è possibile, per una questione economica”.

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