Quante volte ci siamo sentiti dire dal tecnico, di fronte ad un elettrodomestico da riparare: “Non conviene, spende meno a comprarne uno nuovo”. Oppure quante altre volte noi stessi abbiamo rinunciato a farci riparare un vestito od una scarpa, solo perché al mercato spendevamo meno a comprare il capo nuovo. Dio, come sono lontani i tempi in cui esistevano le rammendatrici, a cui mia madre portava anche le calze smagliate… Ma bando ai ricordi e veniamo al presente.
Un presente che ci dice che c’è un paese che non vuole adeguarsi all’andazzo dello spreco. È la Svezia, dove è stata promulgata grazie al ministro dei Mercati finanziari e degli Affari del consumatore svedese (laddove si capisce anche dell’attenzione a chi consuma), Per Bolund, una legge che prevede che chi fa riparare un bene, anziché comprarne uno nuovo, pagherà meno tasse. Si va dagli elettrodomestici alle biciclette alle scarpe. Secondo il provvedimento che entra in vigore quest’anno, l’imposta sul valore aggiunto (Iva) sarà ridotta dal 25 per cento al 12 per cento per la riparazione di tessuti, scarpe e bici. E, secondo vantaggio, chi fa riparare potrà scaricare la riparazione nella sua denuncia dei redditi, trovandosi così a beneficiare di una riduzione di imposte.
Sono due gli obiettivi che la legge si pone: uno è quello di ridurre gli sprechi e l’inquinamento derivante dai rifiuti, l’altro è quello di incentivare il mercato della riparazione, dell’artigianato.
Se si pensa che vent’anni fa, la svedesissima Ikea produceva pubblicità in cui invitava a “Chuck out your chintz”, buttare via tutto ed arredare la casa con i loro prodotti, è un bel segnale in controtendenza. E contro la maledetta globalizzazione.
“Potrebbe abbassare notevolmente i costi e quindi rendere più ragionevoli le spese dei cittadini – ha dichiarato Per Bolund – Credo che stia avvenendo un grande cambiamento in Svezia. C’è una maggiore consapevolezza, dobbiamo far durare le cose più a lungo al fine di ridurre il consumo di materiali”. Una bella manovra che sarebbe bene esportare ovunque. Magari qui da noi avrebbe anche un terzo scopo, quello di far emergere parte del sommerso. In Svezia l’evasione dell’Iva è dell’1,2%, in Italia del 27,55%.