Il fatto che tutti gli studi odontoiatrici albanesi (e del resto dell’est) siano specializzati in implantologia non è un caso. La necessità di velocizzare gli iter trova più facile sponda nella scelta di estrarre i denti naturali e procedere con impianti nuovi, piuttosto che in quella di provare a salvare il salvabile con cure prolungate. La continuità è incompatibile con i trattamenti sporadici, impostazione tipica del turismo dentale. Per questo si fa solitamente una grande scrematura, rispedendo in patria i casi che necessitano di lunghe terapie. È una selezione che incide sui tempi e dunque sui costi di gestione, ma fatta anche a garanzia della riuscita delle operazioni e, quindi, della propria immagine. L’assistenza postuma è una rarità. Che ha un corollario: quasi mai i professionisti italiani sono disposti a risolvere complicanze dovute a lavori fatti all’estero. Tradotto: se le viti si allentano, un ponte si rompe, l’impianto si infetta, bisogna riprendere l’aereo. Anche perché, è specificato a chiare lettere, la garanzia accordata viene meno nel caso in cui “il paziente ricorra ad interventi di altri dentisti”. Non è tutto: come in Italia, anche in Albania bisogna firmare il consenso informato per poter rivendicare azione legale nel caso in cui qualcosa vada storto. Ma per schermarsi dal rischio di risarcimenti, alcune agenzie pretendono la rinuncia all’eventuale contenzioso. Certo, quasi sempre lo si fa lo stesso: chiedere un ristoro per cure negligenti significa intentare una causa sull’altra sponda, rivolgersi a quei tribunali e ad avvocati che masticano la legislazione del posto. Con costi non alla portata di chi va lì per risparmiare.
Cronaca
Le possibili fregature: via i denti, cure non continue, mancati risarcimenti - 6/8
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