“Mi chiede se è possibile che il guadagno del professionista italiano sia calmierato? Secondo me sì, assolutamente. Fermo restando che alcuni costi sono incomprimibili, come quelli dei materiali o dei contratti dei collaboratori, per il resto si può fare, con un’alleanza pubblico-privato. Abbiamo proposto diverse volte al governo un piano terapeutico apposito: lo abbiamo consegnato alla ministra della Salute Beatrice Lorenzin, all’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il 15 novembre scorso anche a Renzi. Ma non passa, perché non crea consenso”. Giuseppe Renzo è il presidente della Commissione Albo odontoiatri, costituita in seno alla Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri. Va dritto al dunque: “Piuttosto che farci fare commissioni inutili, potremmo metterci a ragionare insieme su questo. Ad esempio, la prevenzione in età scolare in Italia non esiste. Se si facesse, il 50 per cento delle malattie cariogene non si avrebbe. E questo incide molto sui costi di gestione dei nostri studi. Inoltre, quando si fanno i controlli, si intercettano anche altre malattie, come quelle metaboliche. Sono verifiche che si dovrebbero effettuare tramite il sistema sanitario nazionale, ma solo il 40 per cento degli ambulatori pubblici o convenzionati viene messo in campo. Già solo partendo da questo, l’abbattimento delle parcelle sarebbe automatico. Allora, perché non si vuole fare?”.
Per Renzo, a contribuire all’impennata dei costi c’è anche la concorrenza sleale, quella italiana: “E’ facile dire che i dentisti sono farabutti, ma ci sono 15mila esercenti abusivi contro cui si fa poco o niente. E quando vengono scoperti sono sanzionati solo con una contravvenzione da 516 euro. Un commerciante non in regola che vende palloncini ad una festa di paese se ne becca 5mila. Di che parliamo? Se non si interviene a monte, è impossibile essere competitivi”. La giungla del marketing low cost disorienta: “Sono preoccupato – dice ancora Renzo – e spero che il cittadino sia in grado di cogliere le differenze. La prestazione non termina quando si fissa un impianto in bocca, perché poi ci sono i richiami, i controlli successivi, passaggi che non si esauriscono in un giorno. E farsi propaganda, poi, per fidelizzare i pazienti, rendendoli clienti, è la mercificazione di questo lavoro”.