In un'intervista alla Bild am Sonntag il ministro dei Trasporti tedeschi afferma: "Le autorità italiane sapevano che secondo i nostri esperti Fiat Chrysler usava dispositivi di spegnimento illegali". E chiede alla Commissione Ue di "garantire il richiamo" di alcuni modelli. Per Graziano Delrio si tratta di "una richiesta totalmente irricevibile"
Le autorità tedesche accusano Fca, quelle italiane difendono l’operato della casa italo-americana. Uno scontro che va avanti da un anno e chi si ripropone dopo le dichiarazioni rilasciate dal ministro dei trasporti tedesco Alexander Dobrindt alla Bild am Sonntag: “Da mesi le autorità italiane sapevano che secondo l’opinione dei nostri esperti Fca usava dispositivi di spegnimento illegali“. Dobrindt si riferisce all’ipotesi di un uso di software irregolari per i test sulle emissioni, da mesi oggetto della diatriba tra Roma e Berlino, come racconta un articolo del FattoQuotidiano.it. La risposta italiana è arrivata per bocca del ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda: “Berlino, se si occupa di Volkswagen, non fa un soldo di danno”.
Il ministro Dorbrindt ha sottolineato che Fca si è “rifiutata di collaborare all’inchiesta” e che la commissione Ue “deve conseguentemente garantire il richiamo” di alcuni modelli. Una richiesta che è stata definita “totalmente irricevibile” dal ministro dei Trasporti Graziano Delrio. “Abbiamo accettato di costituire a Bruxelles una commissione di mediazione perché non abbiamo niente da nascondere – risponde Delrio al collega tedesco – I nostri test dimostrano che non esistono dispositivi illegali e comportamenti anomali”.
Già venerdì però, il viceministro dei Trasporti Riccardo Nencini era stato chiamato a rispondere a Bruxelles delle lacune del report preparato lo scorso luglio dal suo dicastero, dopo i test eseguiti su 14 modelli di diesel euro 5, tra cui sette Fca. E a rispondere delle accuse mosse contro Fca da parte delle autorità tedesche, che hanno scoperto in alcuni modelli omologati in Italia la riduzione del funzionamento dei sistemi di controllo delle emissioni (le valvole Egr) dopo 22 minuti di marcia, appena due minuti in più della durata del test di omologazione europea. Nencini aveva definito “incomprensibile” l’insistenza del governo tedesco.
Dal canto suo la Commissione europea, attraverso una portavoce, sempre venerdì aveva fatto sapere che si stava “esaurendo il tempo” per le autorità italiane per dare le spiegazioni richieste. “Sono gli Stati membri ad essere responsabili della certificazione delle auto” per la loro immissione nel mercato europeo e “in questo contesto – aveva aggiunto la portavoce – la Germania ha sollevato serie preoccupazioni sulla compatibilità di un modello Fiat con la legislazione europea sulle emissioni auto. Cosa che le autorità italiane contestano”.
Secondo Delrio, “questa interpretazione della Germania va contro le regole che ci siamo dati di responsabilità di ogni Nazione verso le proprie case produttrici. Noi non abbiamo chiesto nessuna ulteriore indagine su Volkswagen, ci siamo fidati di loro. È giusto che il confronto avvenga sulla fiducia e il rispetto reciproci”. Quanto al futuro, il ministro ha voluto sottolineare che le strategie dell’Italia “mirano a ridurre drasticamente le emissioni di Co2 nel trasporto stradale. Per questo, abbiamo deciso, insieme agli altri Paesi europei, che dalla fine del 2017 entreranno in vigore i test di controllo delle emissioni eseguiti direttamente su strada, dove il comportamento dei veicoli è più rispondente a quello usuale”.
A margine della registrazione di ‘Faccia a faccia’, il programma condotto da Giovanni Minoli in onda stasera su La7, è arrivata invece la replica di Calenda. Ha rispedito al mittente le richieste di chiarimenti tedesche e rispetto all’atto di accusa contro Fca presentato dall’Agenzia per la protezione ambientale americana (Epa) ha commentato: “Le agenzie Usa di solito sono abbastanza indipendenti. Ma ora non so, bisogna vedere le carte“.