E' quanto emerge dal rapporto dell'anticrimine anticipato dalla Sueddeutsche Zeitung. L'attentatore dei mercati di Berlino a fine novembre aveva sostenuto di "potersi procurare senza problemi" un Ak47 in Italia
Anis Amri, l’attentatore dei mercatini di Berlino ucciso a Sesto San Giovanni, era in contatto con un informatore della polizia. Che, però, ha valutato male le rivelazioni del loro “contatto”. Inoltre a fine novembre, parlando sempre con lui, aveva sostenuto di “potersi procurare senza problemi un kalashnikov a Napoli” e di “voler combattere per la sua fede a tutti i costi“. Poi, il 3 dicembre, Anis disse di “voler comprare un kalashnikov a Parigi” per fare attentati in Germania. Questa una delle informazioni contenute nel rapporto di 18 pagine riguardante “la persona di Anis Amri” che la Bka, la polizia federale tedesca, ha inviato venerdì alle autorità federali e statali del paese, nonché alla procura federale. Un rapporto che arriva in Parlamento e che è stato anticipato dalla Sueddeutsche Zeitung. In un lungo articolo il giornale racconta come il tunisino che ha lanciato il 19 dicembre scorso a piena velocità il proprio camion sulla folla riunita attorno alle bancarelle del mercatino di Natale nel centro di Berlino fosse seguito da un uomo della polizia.
Il rapporto contiene informazioni sul tunisino che “dava l’impressione – vi si legge – di voler combattere assolutamente per la propria fede“. L’uomo con cui si incontrava sosteneva con lui di voler partire per la Siria o l’Iraq. E con lui parlava di Jihad. Ciò che Amri non sapeva è che il suo interlocutore non era un islamista né aveva alcuna intenzione di partire per la Siria, visto che si trattava di un informatore. Sulla vicenda di Amri – che in Tunisia come in Germania faceva uso di droghe – non si placa la polemica a Berlino, alimentata anche dai rumors circa l’eventualità che l’uomo fosse un informatore dei servizi tedeschi. Al gruppo Cdu del parlamentino regionale del Nordreno-Vestfalia, che ha presentato un’interrogazione a riguardo, ha risposto oggi il ministero dell’Interno, smentendo. “Amri non era né un una persona fidata né un informatore degli enti della Sicurezza”, ha detto un portavoce di Thomas De Maiziere. “E non si è neppure tentato di assoldarlo”, ha aggiunto.