La debolezza del sistema bancario e le riforme avviate dal governo Renzi e non ancora completate. Ci sono soprattutto questi fattori dietro la decisione del Fondo monetario internazionale di tagliare le stime di crescita dell’Italia per il 2017 e il 2018, mentre le previsioni per il resto dell’Eurozona migliorano. Il prodotto interno lordo crescerà quest’anno dello 0,7%, 0,2 punti percentuali in meno rispetto alle stime di ottobre, mentre nel 2018 il progresso del pil sarà dello 0,8%, 0,3 punti percentuali in meno rispetto alle precedenti stime. Al contrario, l’area euro nel suo insieme incassa un aumento dello 0,1% della stima di crescita del 2017 (a +1,6%). Stesso miglioramento per la Germania e la Spagna, mentre la Gran Bretagna nonostante la Brexit dovrebbe mettere a segno quest’anno al +1,5%, 0,4 punti percentuali in più rispetto alle stime di ottobre.

Maurice Obstfeld, capo del dipartimento di ricerca del Fmi, ha commentato l’aggiornamento del World Economic Outlook dicendo che la Penisola deve continuare a implementare le riforme strutturali – giudicate “positive” e “molto importanti” – avviate dal precedente esecutivo e deve “risolvere i problemi delle banche” per poter accelerare la crescita. Secondo Obstfeld gli interventi sul sistema bancario devono “essere attuati a pieno”, con particolare attenzione per “le piccole banche non coperte dalla vigilanza della Bce”, che controlla solo i 15 istituti più importanti. A causa dei crediti in sofferenza, ha spiegato il capo economista, le banche “fanno fatica a supportare l’economia e a sostenere la crescita”.

Il nuovo Outlook sottolinea anche che “l’aumento dei rendimenti a lungo termine nell’area euro da agosto è stato più moderato” nell’area euro rispetto agli Stati Uniti, “con 35 punti base in Germania e 70 punti base in Italia, riflettendo le elevate incertezze politiche e nel settore bancario”.

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