Delfin, cassaforte dell'imprenditore italiano, sarà il primo socio della azienda post-fusione con una quota compresa fra il 31 e il 38 per cento. Quindi il fondatore non avrà più il controllo. Ogni nuova operazione dovrà essere concordata con Essilor, che potrà contare su una minoranza di blocco. E basterà un nuovo socio, anche solo finanziario, per mettere in discussione gli equilibri
Luxottica si unisce alla francese Essilor in un matrimonio che vale 50 miliardi di euro. E che promette di portare Oltralpe uno degli ultimi pezzi pregiati dell’imprenditoria nazionale. Sotto il profilo industriale, l’aggregazione che dà vita a EssilorLuxottica creerà un gigante dalle solide basi: l’intesa metterà infatti insieme un leader nelle lenti con il re dell’occhialeria in un connubio di cui ha tessuto le fila Mediobanca, istituto in cui i francesi hanno un ruolo di primo piano. Non a caso per il numero uno di Luxottica, Leonardo del Vecchio, l’accordo è “un sogno” che si realizza “dopo cinquant’anni di attesa”: le nozze porteranno alla nascita di “un player globale integrato” con una presenza in più di 150 paesi e 140mila collaboratori. L’intesa creerà un gigante con 15 miliardi di ricavi, 3,5 miliardi di margine operativo netto e la prospettiva di sinergie di ricavi e costi per un ammontare compreso fra i 400 e i 600 milioni. Un grande gruppo, insomma, delle cui potenzialità la Borsa ha preso atto premiando sia il titolo Luxottica che quello Essilor in vista di future sinergie in un mercato previsto in crescita del 2% fino al 2020.
Nonostante le buone premesse industriali, il sogno del self made man italiano rischia però di trasformarsi nell’ennesimo schiaffo per il sistema produttivo italiano. Gli indizi sono già nelle prime informazioni offerte al mercato sull’operazione di aggregazione. Innanzitutto Delfin, cassaforte di Del Vecchio, sarà il primo socio della azienda post-fusione con una quota compresa fra il 31 e il 38 per cento. Il che significa che l’imprenditore non avrà più il controllo del suo gruppo, finora guidato con oltre il 66 per cento del capitale. Ogni nuova operazione dovrà essere concordata con Essilor, che potrà contare su una minoranza di blocco. Peserà dunque molto la strategia del numero uno del gruppo francese Hubert Sagnières, che ha ventuno anni in meno di Del Vecchio e guida oggi un’azienda senza un’azionista di riferimento (il 90,4% è sul mercato).
In termini di ruoli l’imprenditore milanese, che a maggio compirà 82 anni, assumerà la carica di presidente esecutivo e amministratore delegato di EssilorLuxottica. Sagnières sarà il suo vice con i medesimi poteri. Tecnicamente è una situazione di sostanziale equilibrio in vista di un ricambio generazionale che l’imprenditore milanese ha voluto costruire affidandosi ai francesi. Lo testimoniano anche gli equilibri all’interno del consiglio di amministrazione del nuovo gruppo: nei termini dell’intesa è previsto che Delfin e Essilor abbiano lo stesso numero di rappresentanti (ognuno avrà diritto a otto poltrone su un totale di 16). Ma la verità è che basterà un nuovo socio, anche solo finanziario, per mettere in discussione gli equilibri decisi nell’operazione di aggregazione facendo spostare l’ago della bilancia a favore di uno dei due maggiori azionisti.
Del Vecchio, dal canto suo, ha tentato di rassicurare gli animi: “Continueremo ad investire in Italia e Francia, vogliamo essere un campione europeo che mantenga forte le sue radici”. Ma intanto la nuova società post-fusione sarà quotata alla Borsa di Parigi e Luxottica dirà addio per sempre a Piazza Affari. Così per forza di cose, il trasloco porterà sin da subito in dote una riorganizzazione del quartier generale di Luxottica, simbolo della buona imprenditoria italiana nel cuore di Milano.