Le carte dell'inchiesta che ha portato all'arresto del sindaco di Sperlonga Armando Cusani e di altre nove persone per corruzione e turbativa d'asta. Secondo il gip, il potente politico locale tornato in sella dopo una sospensione ex legge Severino è riuscito a evitare la messa in onda di un'inchiesta della trasmissione di Italia uno. Roma e Parenti, sentiti da ilfattoquotidiano.it, negano. L'intercettazione con l'ex generale dei carabinieri contro l'ufficiale che condotto le indagini: "Mo' ci penso io, quel figlio di p...". Dagli imprenditori coinvolti, sostegno anche alla candidata romana Alessandra Bianchi, di una lista a sostegno di Giachetti
Non importava il partito. Forza Italia o Pd, alla fine, era la stessa cosa. Per il cartello di imprenditori del sud del Lazio arrestati lunedì mattina tra Latina, Sperlonga, Anzio e Nettuno per turbativa d’asta e corruzione, l’unica cosa che contava veramente era di scommettere sul cavallo giusto. Poteva essere l’ex presidente della provincia pontina Armando Cusani, tornato alla politica attiva come sindaco di Sperlonga dopo una sospensione per la legge Severino. Uomo di ferro di Forza Italia, in grado – per gli investigatori – di benedire gli accordi per la spartizione degli appalti, è finito in carcere con l’accusa di corruzione e turbativa d’asta. O poteva essere l’imprenditrice di Anzio Alessandra Bianchi, candidata nella lista civica “Più Roma” che appoggiava Roberto Giachetti alle elezioni comunali di Roma, arrestata anche lei e mandata ai domiciliari, accusata di aver fatto parte di quel cartello criminale per la spartizione degli appalti nel sud del Lazio al centro dell’inchiesta della procura di Latina. Un sistema, dove la politica garantisce, sponsorizza, copre. Un’alleanza dove “se arrivo io, arrivate tutti”, come spiegava Bianchi in una intercettazione telefonica con l’imprenditore Nicola Volpe, in grado di garantire – secondo l’accusa – l’appoggio politico giusto per le elezioni al consiglio comunale capitolino.
“Fermate le iene”
Il cartello di Latina era potente, molto potente. Poteva contare su un nome di un cavallo di razza della politica del sud pontino, quell’Armando Cusani che insieme a Claudio Fazzone si oppose strenuamente contro la richiesta di scioglimento del comune di Fondi per infiltrazione mafiosa. Politico sempre attivo, pronto a cucire rapporti, nonostante la sospensione dalla carica di presidente della provincia per la legge Severino nel 2014 lo allontanò, temporaneamente, dall’amministrazione provinciale e dal consiglio comunale di Sperlonga, come conseguenza di un paio d’inchieste per abuso d’ufficio. Lo scorso giugno torna in sella, dopo la revoca della sospensione, come neo sindaco. Ma il suo nome, in realtà, non aveva mai smesso di contare.
Lo spiega bene il Gip di Latina Giuseppe Cario, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, riportando i risultati di alcune intercettazioni telefoniche realizzate dai carabinieri della città laziale durante le indagini. E’ lo scorso aprile e le Iene si stanno occupando di Cusani e dell’albergo “Grotte di Tiberio”, l’hotel di Sperlonga in parte abusivo, di proprietà della sua famiglia. Filippo Roma, inviato del programma di Italia 1, stava girando da quelle parti, creando qualche preoccupazione all’ex presidente della provincia e attuale sindaco della città. Ed ecco che “si attiva Cusani – si legge nell’ordinanza – chiedendo che quel servizio vada in onda dopo le amministrative (siamo ad aprile, a due mesi dal voto che vedrà vincitore lo stesso Cusani, ndr). Il servizio in questione non andrà più in onda. Riesce a contattare i vertici Mediaset e scongiurare la messa in onda del programma”. Vecchi contatti che ancora contano, probabilmente. L’autore e creatore delle Iene Davide Parenti conferma a ilfattoquotidiano.it che effettivamente lo scorso aprile stavano realizzando un servizio a Sperlonga: “Ma questo servizio non lo abbiamo ultimato – spiega – non perché sia entrato qualcuno dei vertici Mediaset, cosa che succede ogni tanto, ma perché c’era venuto un dubbio sulla denuncia che stavamo facendo”. Versione ripetuta al Fatto anche dallo stesso Filippo Roma: “Abbiamo deciso noi di non montare il servizio, e in realtà volevamo riprenderlo per la prossima stagione”.
L’ex generale dei carabinieri e l’inchiesta da bloccare
Armando Cusani non si limita a bloccare – secondo il Gip – il programma delle Iene. Fa qualcosa di più, punta al maresciallo dei carabinieri che stava conducendo le indagini. Il 14 aprile scorso gli investigatori intercettano una lunga comversazione dell’ex presidente della provincia con l’ex generale dei carabinieri Mario Palombo: “Il Cusani si scaglia contro l’operato della polizia giudiziaria – si legge nell’ordinanza – ‘che va rompendo il cazzo’”. E quando il sindaco di Sperlonga si lamenta con Palombo del maresciallo in servizio nella sua città, la risposta che arriva è molto poco istituzionale:
Palombo: Mo’, mo’ ci penso io, quel figlio di puttana del co…
Cusani: Il sindaco scriverà ufficialmente al comandante del Gruppo e al comandante della forestale per trasmettergli questa cosa
Palombo: robe dell’altro mondo, questo è un bastardo veramente
Per il Giudice di Latina l’attività frenetica di Armando Cusani – che da una parte teneva in un clima di soggezione i dipendenti del comune di Sperlonga, e dall’altra si attivava con Mediaset per bloccare un servizio ostile e con l’ex generale Palombo per rimuovere un maresciallo scomodo – ha creato le condizioni per richiedere la custodia cautelare in carcere, “per interrompere le possibili ingerenze”.
La caccia ai voti
La politica, d’altra parte, era il motore indispensabile per gli affari. Quando lo scorso anno si sono tenute le elezioni amministrative le intercettazioni telefoniche hanno captato l’agitazione degli imprenditori, impegnati nel puntare sul cavallo giusto. Nicola Volpe, uno dei costruttori arrestati “si riteneva tranquillo per tutti i candidati supportati”, scrive il Gip. Era quella la chiave giusta per gli affari: “L’esito favorevole alle consultazioni amministrative era linfa vitale per l’associazione criminale”, commentano i magistrati. E in questo senso le intercettazioni telefoniche tra due imprenditori coinvolti nell’inchiesta e finiti agli arresti erano chiare:
Mauro Ferrazzano: Incrociamo le dita… incrociamo le dita per domenica (…)
Nicola Volpe: Ho rastrellato nord e sud, est ed ovest Mauro, bassifondi e altifondi Mauro…
Mauro Ferrazzano: Perfetto
Nicola Volpe: Mo’ se escono mille voti non è mica colpa mia
Mauro Ferrazzano: (…) se ci sta uno che ha dato una mano forte quello sei tu
Dopo il voto commentano che a Sperlonga, dove era in corso uno degli appalti monitorati dagli investigatori per 700mila euro, le cose erano andate decisamente bene:
Nicola Volpe: Armando, sì, Armando… sì Armando ha vinto, il sessanta e passa per cento (si riferisce all’elezione a Sindaco di Cusani al primo turno)
Mauro Ferrazzano: Ah! Bene a te… a Sperlonga quindi sta apposto?
Strategica era ovviamente anche Roma, dove Nicola Volpe avrebbe scommesso sull’imprenditrice di Anzio Alessandra Bianchi, candidata al consiglio comunale in appoggio a Roberto Giachetti, poi non eletta. “Nonostante una militanza per Forza Italia, però, (Volpe) si attiva concretamente per la campagna elettorale della Bianchi – scrivono i magistrati – nelle fila del Pd per Roberto Giachetti Sindaco; anche qui è la promessa di future commesse che lo alletta”. Se a Roma le cose per questo cartello di imprenditori sono andate male, i risultati nel sud pontino erano serviti per far vincere i cavalli giusti. Politici di razza, come l’ex presidente della Provincia Cusani.