L’ipotesi di reato si riferisce alle elezioni del maggio di cinque anni fa, quando l'ex deputato regionale del Pd era il candidato sindaco del centrosinistra poi sconfitto da Orlando. Ad accusare è il collaboratore di giustizia Giuseppe Tantillo. A comunicarlo è stato il diretto interessato che ha ricevuto un invito a comparire. "Ho chiesto di essere ascoltato al più presto", dice in una nota
Un’indagine per voto di scambio politico-mafioso infiamma la vigilia della campagna elettorale per le amministrative di Palermo. L’ipotesi di reato, infatti, è stata contestata dalla procura del capoluogo a Fabrizio Ferrandelli, candidato sindaco della città siciliana. L’ex parlamentare regionale del Pd ha comunicato lui stesso di aver ricevuto ieri un invito a comparire.
L’indagine è coordinata dal procuratore aggiunto della Dda Leonardo Agueci e dai pm Francesca Mazzocco e Caterina Malagoli si riferisce alle elezioni del 2012, quando Ferrandelli era il candidato sindaco del centrosinistra, dopo aver vinto le primarie di coalizione battendo Rita Borsellino e l’attuale sottosegretario Davide Faraone. Approdato al ballottaggio, Ferrandelli venne dunque sconfitto da Leoluca Orlando. Lo stesso primo cittadino che Ferrandelli vuole nuovamente sfidare dopo aver rilanciato la sua candidatura in vista delle elezioni della prossima primavera. L’ex deputato regionale ha lasciato il Pd e si è ricandidato sindaco con una lista civica, i Coraggiosi. Ad accusare il candidato sindaco è il collaboratore di giustizia Giuseppe Tantillo, ex picciotto della cosca mafiosa del Borgo Vecchio. Accuse arrivate solo recentemente: ecco perché l’inchiesta è stata aperta solo poco tempo fa, nonostante l’indagine riguardi le amministrative del 2012.
“Rimango sorpreso come, dopo quasi cinque anni proprio nel pieno di una campagna elettorale in cui sto registrando grande entusiasmo e partecipazione da parte delle palermitane e dei palermitani per la mia candidatura, si apre un’indagine su di me“, commenta Ferrandelli in una nota. “Ho chiesto di essere ascoltato al più presto in modo da chiarire con celerità la mia posizione e di fugare eventuali dubbi sulla mia condotta che è sempre stata improntata alla massima trasparenza ed al rispetto delle leggi – aggiunge – Ricordo a tutti che un anno e mezzo fa mi sono dimesso da deputato dell’Assemblea Regionale Siciliana all’interno della quale rivestivo il ruolo di vicepresidente della commissione antimafia, proprio denunciando l’abbassamento della tensione morale all’interno del parlamento siciliano”. L’ex esponente del Pd sarà interrogato la prossima settima.