Il Governatore Pd della Campania Vincenzo De Luca trasforma in movimento politico la lista civica Campania Libera che lo accompagna da 6 anni nelle scorribande in Regione (era al suo fianco già nella campagna perdente del 2010). Molte e tutte plausibili le interpretazioni che accompagnano questa iniziativa battezzata pochi giorni fa ad Afragola, nell’ex regno del rivale Antonio Bassolino, che ha fatto irritare e non poco i vertici campani del Pd. La prima: De Luca ha rotto con Matteo Renzi – che nell’intervista a Repubblica si riferiva al ras di Salerno quando ha dichiarato la necessità di “facce nuove” al Sud –, si posiziona vicino a Michele Emiliano in vista del congresso e chiama a raccolta le sue truppe, che militano in eserciti anche diversi da quelli dem. La seconda: De Luca pensa a un partito personale col quale ripetere in Campania il modello Salerno e ricandidarsi nel 2020, a 74 anni, per un secondo mandato, senza schierare la lista del suo partito, come ha sempre fatto nel capoluogo campano, dove il Pds-Ds-Pd si è sempre ‘sciolto’ nella ormai leggendaria lista civica Progressisti per Salerno.
La terza: De Luca marca le distanze con Luca Lotti, che fu artefice della sua candidatura a dispetto della condanna (poi annullata) e della spada di Damocle della Legge Severino: i politici campani di riferimento del ministro toscano, la segretaria e il capogruppo campani dem Assunta Tartaglione e Mario Casillo, sono entrambi entrati in rotta collisione con il Governatore. Tartaglione in assemblea regionale ha parlato di “luna di miele finita tra il Presidente e l’elettorato”, Casillo è ai ferri corti per la vicenda sottotraccia avvenuta intorno alla sostituzione dell’ex commissario dell’Asl Napoli 3. Qui doveva finire un tecnico designato da Casillo, invece le cose sono andate diversamente, il consulente politico per la sanità di De Luca, Enrico Coscioni, è indagato per tentata concussione per le pressioni sul precedente manager e nell’inchiesta è finito pure il padre di Mario Casillo, Franco Casillo, ex consigliere regionale di lungo corso, che si è visto perquisire l’ufficio nella sede Pd di Boscoreale con annesso schedario di amici ed elettori. Un disastro politico-giudiziario i cui contorni non sono del tutto emersi, dopo il quale i rapporti tra il Governatore e il consigliere regionale più votato si sono incrinati.
Ovviamente De Luca smussa. Precisa che il Pd “resta il suo partito” e che l’operazione Campania Libera – finora un mero contenitore elettorale dove candidare amici e fedelissimi del Governatore – serve ad allargare il perimetro del consenso politico a destra, sinistra, centro, sopra e sotto, appellandosi “a professionisti, società civile, gente che risolve i problemi”. “Il rinnovamento siamo noi” ha urlato davanti a mille tifosi riuniti al cinema Gelsomino (Gelsomino, non Giglio…). E vediamo chi sono per il momento i promotori del rinnovamento. I fondatori di Campania Libera sono tre consiglieri regionali di maggioranza, cioè l’ex senatore Tommaso Casillo, da trent’anni in politica, l’ex assessore di Salerno Nello Fiore, che divide con De Luca un paio di processi davanti al Tribunale di Salerno per vecchie delibere comunali sul Crescent e Piazza della Libertà, e il casertano Luigi Bosco, recentemente rinviato a giudizio per turbativa d’asta.
Sta per farne parte un quarto consigliere regionale, Francesco Moxedano, dato in uscita da Idv. Uno dei pochi capace di impartire ordini a De Luca: gli chiese e ottenne la testa del nemico, Bernardino Tuccillo, aveva scritto di faccende giudiziarie in cui era coinvolto il fratello, e il Governatore, che nulla sapeva di questo, aveva nominato Tuccillo commissario di un Iacp. Salvo poi pretendere dimissioni in bianco il giorno dopo aver appreso l’esistenza dei conflitti. Tuccillo ha resistito alle pressioni, De Luca per “cacciarlo” ha sciolto l’ente e il pm Celeste Carrano ha aperto una inchiesta su questa incredibile vicenda. Pronto ad aderire anche il deputato Giovanni Palladino di Scelta Civica. Un referente in Parlamento può tornare utile. Almeno fino a quando De Luca non riuscirà a candidare alla Camera il figlio Piero.