È la strana storia che emerge negli atti dell'operazione dei carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta che oggi hanno fermato dieci persone nell'ambito di operazione contro la camorra. L'artista aveva partecipato a Sanremo con Pino Daniele nel 2009
Aveva detto che nelle sale progettate da Luigi Vanvitelli nella reggia considerata anche più bella di quella francese di Versailles avrebbe presentato il suo ultimo cd musicale. Invece Silvia Aprile, con alle spalle una partecipazione a Sanremo nel 2009 addirittura con l’indimenticato Pino Daniele e attualmente vocalist dell’edicola Fiore, a quell’appuntamento a Caserta si è presentata in abito bianco: per sposarsi lì dove anche i discendenti dei Borbone non hanno mai avuto l’autorizzazione a farlo. È la strana storia che emerge negli atti dell’operazione dei carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta che oggi hanno fermato dieci persone. Tra loro l’ex sindaco di San Felice a Cancello (Caserta) ed ex consigliere regionale, Pasquale De Lucia; Rita Di Giunta, ex presidente e amministratore delegato della società “Terra di Lavoro”, Antonio Zagaria, fratello del boss Michele Zagaria, e imprenditori di Casal di Principe. Sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di concorso esterno in associazione mafiosa, associazione per delinquere finalizzata alla corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio e rivelazione e uso di segreti di ufficio, con l‘utilizzo del metodo mafioso.
Matrimonio “con inganno” alla Reggia di Caserta – Nell’indagine sull’aggiudicazione di appalti pubblici e privati, e su presunte infiltrazioni della camorra nella pubblica amministrazione, così è emerso anche il matrimonio “con inganno” della cantante organizzato senza autorizzazione. A rendere possibile il matrimonio nell’ex palazzo reale, fu l’ex ad di “Terra di Lavoro s.p.a” (il cui socio unico è la Provincia di Caserta), stretta collaboratrice di De Lucia. Dalle indagini compiute dai militari guidati dal colonnello Nicola Mirante sono emerse le pressioni realizzate dalla Di Giunta su diversi enti, come l’ente provinciale per il Turismo, che aveva sede all’interno della Reggia, mentre la Sovrintendenza appare come il soggetto raggirato.
Le autorizzazioni – secondo i pm – erano state concesse solo per la presentazione di un cd della cantante (che risulta indagata per truffa e falso), un evento con cena di gala, pubblicizzato da appositi depliant, che venne organizzato di martedì, giorno di chiusura settimanale della Reggia. Invece furono celebrate le nozze nel luglio del 2010. La Soprintendente dell’epoca, Paola Raffaella David, si disse “amareggiata” e preannunciò “azioni legali”. Ora si è scoperto che a fare pressioni fu proprio la Di Giunta, per la quale la Dda di Napoli ha ipotizzato il reato di truffa.
Le indagini e i provvedimenti di arresto – Nel corso dell’attività investigativa sono stati documentati numerosi episodi di corruzione, che si concretizzavano attraverso la consegna di denaro e con la promessa dell’apporto elettorale del clan. Gli appalti finiti nel mirino dei carabinieri di Caserta e della Direzione distrettuale antimafia di Napoli (pm Catello Maresca e Alessandro Milita, coordinati dal procuratore aggiunto di Napoli Giuseppe Borrelli) riguardano il Piano di Insediamento Produttivo del Comune di San Felice a Cancello, in particolare la realizzazione dell’impianto per l’illuminazione pubblica e opere da eseguire nel cimitero: lavori da un milione e 342mila euro finiti nelle mani di ditte ritenute legate alla fazione Zagaria clan dei Casalesi.
Due dei provvedimenti di arresto, quelli riguardanti De Lucia e Antonio Zagaria, sono stati notificati in carcere in quanto entrambi erano già detenuti. Gli altri destinatari dei provvedimenti in carcere sono l’ad Di Giunta, l’ex consigliere comunale di San Felice, Clemente Biondillo; il responsabile dell’Ufficio Tecnico di San Felice, l’architetto Felice Auriemma e l’imprenditore Fabio Oreste Luongo, ritenuto vicino al clan. Arresti domiciliari, invece, per Francesco Di Giunta, fratello di Nadia Di Giunta; per Alfredo Pane, segretario generale del Comune di San Felice e l’imprenditore, anch’egli ritenuto vicino al clan, Costantino Capalbo, già coinvolto in analoghe vicende. Infine è stato disposto un divieto di dimora in Campania per Alfonso Di Giunta, padre di Nadia e Francesco Di Giunta, imprenditore siciliano, ritenuto colui che ha creato il legame con la fazione Zagaria dei Clan dei Casalesi.