La decisione a seguito del ricorso presentato dal proprietario di un locale di Campi Bisenzio, ritenuto inammissibile dalla Suprema Corte. L'associazione animalista Lav aveva denunciato le condizioni in cui conservava alcuni crostacei
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato da un ristoratore di Campi Bisenzio (Firenze), condannato per aver detenuto aragoste e granchi vivi sul ghiaccio con le chele legate, confermando la sentenza di primo grado emessa dal Tribunale di Firenze. A riportare la notizia è la Lega anti vivisezione che nel 2012 aveva presentato una denuncia contro il locale. “La condanna a carico del titolare del ristorante per maltrattamento di animali, emessa ad aprile 2014 dal Tribunale di Firenze e confermata ora dai giudici, si fonda su dati scientifici – riferisce la Lav -. I crostacei sono in grado di provare dolore e di averne memoria“.
Crostacei vivi sul ghiaccio.
La Cassazione conferma la condanna dopo la nostra denuncia VITTORIA!! https://t.co/QrEPMc4rof— LAV (@LAVonlus) 18 gennaio 2017
Per la ong animalista la decisione dell’Alta Corte “rappresenta un pronunciamento giudiziario che potrà produrre due effetti”. Innanzitutto, proseguono, “la Polizia dovrà intervenire in seguito alle denunce di cittadini e associazioni per le diffusissime analoghe situazioni in pescherie e supermercati, considerate finora normali”. Inoltre “il Parlamento dovrà emanare una norma di chiaro divieto”. Tutto è iniziato cinque anni fa, quando alcuni agenti delle forze dell’ordine avevano effettuato un doppio sopralluogo nel ristorante di Campi Bisenzio. Lì avevano trovato due frigoriferi con alcuni crostacei vivi conservati tra 1,1 e 4,8 gradi di temperatura. La polizia municipale aveva quindi provveduto a informare la Procura della Repubblica di Firenze di quanto accertato.