L’ultimo muro d’Europa. Accade in Ue che uno Stato membro, Cipro, sia diviso con 50mila militari turchi che ne hanno abusivamente occupato la parte nord. E se la conferenza di Ginevra di pochi giorni fa ha fatto segnare l’ennesimo nulla di fatto per una possibile riunificazione perché il dittatore turco Erdogan non intende smobilitare carri armati e caccia militari, ci sono due elementi che fanno a cazzotti con gli alti sofismi sulla democrazia e sull’inclusione: le razzie religiose e il gas.
Dal 1974 circa 200mila cittadini greco-ciprioti di fede cristiana sono stati costretti ad emigrare verso sud, mentre la zona settentrionale dell’isola è stata sottoposta ad un vero e proprio trattamento di islamizzazione forzata. Ovvero, tutti i luoghi non musulmani sono stati squalificati o rasi al suolo, come ho potuto constatare con i miei occhi in due visite effettuate nella Katekomena, la parte occupata. Al check point non si sono accorti della mia macchina fotografica nascosta sotto cibo e bevande, ma hanno fatto storie per il passaporto greco di mia moglie.
La spocchia in questo paradiso terrestre dove è nata Afrodite troneggia finanche sui rilievi montuosi. Sul fianco dei monti Pentadattilos, accanto ad una bandiera turca che si illumina ogni giorno dopo il tramonto, troneggia una scritta: “Noi siamo qui e non ce ne andiamo”. Cipro, sede della più antica comunità cristiana nel territorio europeo, ha pagato non si sa quale dazio con saccheggi e ingiustizie. E oggi si scopre che il giacimento di gas Afrodite, il più grande del continente, stimola gli appetiti di Ankara, nonostante Nicosia abbia già un accordo con Tel Aviv e Il Cairo. Ma dell’ingordigia antidemocratica di Erdogan si sa già tutto.
Qualche numero diffuso da una risoluzione del Parlamento europeo aiuterà a spiegare i fatti: sconsacrate 133 chiese, cappelle e monasteri situati nella parte settentrionale di Cipro; convertite in moschee 78 chiese; 28 sono oggi depositi militari e 13 sono usate come magazzini, mentre rimane sconosciuto il luogo in cui sono conservati oggi i rispettivi oggetti religiosi, incluse oltre 15.000 icone, trafugate. Tra i monumenti e luoghi di culto distrutti dai turchi non ci sono solo chiese cristiane cattoliche ed ortodosse, ma anche protestanti, maronite, armene e un cimitero ebraico.
Non è stato solo distrutto, il monastero di Acheropoiitos, ma ha “cambiato destinazione d’uso”: ora è un campo militare attrezzato per esercitazioni di ogni genere. Mentre la cappella di san Evlalios, ha avuto la fortuna di non assistere a questo scempio, perché non esiste più. Nella parte orientale, sul tratturo che conduce a Famagosta, nel villaggio di Peristerona il monastero di Sant’Anastasia è stato tramutato in una stalla per animali. Mentre le mucche fagocitano fieno, attorno ecco il panorama spettrale di antiche celle ormai vuote e insultate al pari delle poche lapidi del cimitero ancora in piedi ma azzoppate e spezzate. Nel borgo di Agios Ambrosios dove una volta c’era il monastero di Antiphonitis, oggi il vuoto: le preziose icone sono state strappate dalle mura e vendute in Olanda. A Lithragkomi, al posto della chiesetta di Santa Maria di Kanakaria, risalente al VI secolo, solo poche macerie.
Ai cimiteri non è andata meglio. Quelli ortodossi di Assia e di Tersia sono stati profanati e attraversati da carri armati che ne hanno violentato l’intimità più profonda. Il rispetto per la morte è cosa lontanissima nel tempo, a queste latitudini no. Ma è spingendosi più a nord che si comprende come la guerra religiosa abbia lasciato il posto al mero business. Molte chiese sconsacrate sono state trasformate in resort, ristoranti, night club, casinò. Come il monastero di Agia Anastasia, il cui chiostro ospita oggi una piscina a cinque stelle. Magie del profitto celato da opportunità e difesa delle minoranze, a cui in molti nell’ultimo decennio hanno abboccato, salvo poi capire davvero chi era e chi è Erdogan.
Nel 2007, in occasione della visita in Italia del Presidente dei turco-ciprioti due deputati radicali hanno voluto accettare da lui la cittadinanza onoraria, offrendogli anche la scorta armata dei Carabinieri, violando leggi e trattati: infatti lo stato turco-cipriota non esiste, né è riconosciuto da Onu e Unione Europea, che invece annovera tra i suoi membri proprio la Repubblica di Cipro dal 2004. E un motivo ci sarà.
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