Nei primi giorni di gennaio i parlamentari della Csu (Unione Cristiano Sociale), sorella bavarese della Cdu di Angela Merkel, si sono chiusi nell’abbazia di Seeon, a un’ora da Monaco, per il tradizionale convegno invernale a porte chiuse del partito, che dà ufficialmente il via all’anno politico 2017.
I temi più importanti sul piatto erano la sicurezza interna e i limiti all’accoglienza dei rifugiati, che saranno in primo piano durante tutta la campagna elettorale per le elezioni politiche del settembre 2017, ma si è parlato anche di Europa, che deve tornare ad essere “forte e sicura di sé” con una maggiore attenzione al consolidamento dei bilanci pubblici dell’Eurozona e alle riforme strutturali, in particolare nei Paesi più indebitati come l’Italia.
Per un rispetto più rigoroso delle regole sul debito, la Csu ha proposto l’introduzione dei cosiddetti Accountability Bonds: un nuovo tipo di titoli di Stato ideati dall’istituto di ricerca economica Ifo, uno dei più importanti in Germania. Gli Accountability Bonds sarebbero più rischiosi rispetto ai bond classici e dovrebbero essere emessi da un Paese per finanziare la spesa pubblica quando il suo deficit supera il limite dello 0,5% del Pil stabilito dal fiscal compact.
Se poi il Paese emittente dovesse chiedere aiuto al fondo salva Stati (Esm) o il suo rapporto debito/Pil dovesse salire oltre il 120%, la durata dei bond accountability verrebbe automaticamente allungata e il pagamento degli interessi sarebbe sospeso. Lo stesso rimborso di questo particolare tipo di bond non sarebbe assicurato in caso di default. In questo modo gli investitori si accollerebbero un rischio maggiore e lo Stato dovrebbe pagare interessi più alti.
Indebitarsi oltre i limiti fissati da Bruxelles sarebbe quindi più caro per i governi e, in caso di fallimento, a perdere sarebbero gli investitori privati e non le casse pubbliche europee. Con gli Accountability Bond – sostiene la Csu – i Paesi europei meno virtuosi sarebbero molto meno incentivati a indebitarsi. Il partito cristiano sociale bavarese chiede inoltre la creazione di “una procedura chiara per ristrutturare i debiti pubblici degli Stati“, collegata però a “regole che prevedano l’uscita dall’Eurozona”.
Se è improbabile che il piano della Csu possa trasformarsi in piattaforma programmatica di un’eventuale coalizione di governo dopo le elezioni, il dibattito sulle regole europee è più acceso che mai all’interno del blocco cristiano-democratico che sostiene Angela Merkel. E, a giudicare dai primi documenti che sono circolati, non lascerebbe alcuno spiraglio a una revisione dei contratti europei. Come anticipato dal quotidiano economico Handelsblatt il 29 dicembre scorso, il Comitato Federale per le politiche europee della Cdu avrebbe pronto un piano di riforma per la zona euro.
“Abbiamo bisogno di maggiore disciplina finanziaria e di ulteriori riforme strutturali nella maggior parte degli Stati europei. E non li otterremo semplicemente così, senza intervenire”, ha dichiarato Elmar Brok, parlamentare europeo della Cdu che presiede il Comitato. In base al piano della Cdu, il fondo salva Stati Esm dovrebbe essere rafforzato, acquisendo maggiori competenze in particolare nella “supervisione della politica finanziaria ed economica degli Stati che chiedono aiuto all’Esm (ossia alla Troika, ndr)“.
Un’idea cara al ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble e al presidente della Bundesbank Jens Weidmann che recentemente hanno suggerito di affidare all’Esm il monitoraggio delle regole del debito, depotenziando la Commissione Europea, considerata troppo morbida quando si tratta di comminare sanzioni agli Stati inadempienti. “Le sanzioni dovranno essere applicate in modo rigido”, si legge in un documento del Comitato Federale della Cdu.
Un richiamo al rigore che sentiremo spesso in questa lunga campagna elettorale. Cedere sull’austerity significherebbe scoprire ancora di più il fianco ai populisti di AfD (Alternative für Deutschland), il partito ultraconservatore anti-immigrati e anti-Euro che nei sondaggi viene dato attualmente al 15% a livello federale. Un lusso che i cristiano democratici non possono permettersi.