Gianluca Valensise, sismologo dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), spiega a ilFattoQuotidiano.it che cosa sta accadendo nei territori tra il Lazio e l'Abruzzo: "È l'ultimo pezzo di crosta carico di energia che restava sano tra le zone dei sismi del 2009 e quelle dei mesi scorsi. Non potevamo sapere quando, ma le scosse ce le aspettavamo, e adesso sono successe. Purtroppo, non siamo in grado di dire se si sia già liberata tutta l'energia in gioco"
“È l’ultimo pezzo di crosta carico di energia che restava sano tra le zone dei sismi del 2009 e quelle dei mesi scorsi. Non potevamo sapere quando, ma ce le aspettavamo, e adesso sono successe”. Il riferimento è alle tre forti scosse che, nel giro di un’ora, tra le 10.30 e le 11.30 del mattino, hanno colpito le già provate regioni del centro Italia. E che sono state avvertite distintamente anche a Roma. Gianluca Valensise, sismologo dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), spiega a ilFattoQuotidiano.it che cosa sta accadendo nei territori tra il Lazio e l’Abruzzo.
Quali sono le caratteristiche di queste nuove scosse?
Si tratta di terremoti simili a quello del 2009 a L’Aquila, e dei mesi scorsi nella zona di Amatrice. Riguardano lo stesso settore, un settore preoccupante.
Per quali ragioni?
Parliamo di un sistema di faglie attive, che si muove in modo complesso. Si tratta di terremoti estensionali sull’asse della catena appenninica, lungo un settore di circa 100 chilometri, carico di energia. In pratica, ogni terremoto aumenta il carico di energia sulla faglia adiacente.
Come se le varie faglie in qualche modo si parlassero…
Esatto. È come se l’Italia venisse tirata e l’Appennino si estendesse longitudinalmente. Come se il nostro Paese, dalla Liguria alla Calabria, fosse un treno con tanti vagoni, ognuno dei quali è collegato agli altri. Queste scosse evidenziano la tendenza della litosfera ad estendersi.
Come evolverà questo sistema di faglie, cosa dobbiamo aspettarci?
Le scosse stanno migrando verso sud-est. Il punto di arrivo è la regione interessata dalle scosse del 2009 a L’Aquila. I terremoti dovrebbero aver consumato l’energia accumulata in questo settore, verso sud-est. Quando la rottura delle faglie arriva, infatti, in un settore della crosta dove non c’è energia accumulata, il fenomeno tende ad attenuarsi, fino ad arrestarsi.
E nella direzione opposta, invece?
In direzione nord-ovest, per intenderci verso Camerino, la situazione è ancora in evoluzione, ed è ancora presto per esprimere un giudizio
Dobbiamo aspettarci, quindi, altre forti scosse?
Purtroppo, non siamo in grado di dire se si sia già liberata tutta l’energia in gioco.