La Procura di Ancona ha chiuso le indagini su 18 persone tra ex dirigenti di Banca Marche e Medioleasing, componenti del cda in carica fino al 2012 e del collegio sindacale e altri funzionari. Tra le accuse contestate a vario titolo ad alcuni degli interessati, tra cui l’ex direttore generale Massimo Bianconi, ci sono la bancarotta fraudolenta patrimoniale e la bancarotta fraudolenta impropria, oltre all’ostacolo alle funzioni di vigilanza della Banca d’Italia e al falso in prospetto, in relazione alle notizie circa la situazione patrimoniale della banca inserite nel prospetto informativo redatto in occasione dell’aumento di capitale del febbraio 2012. Tra gli indagati anche gli ex presidenti Giuseppe Michele Ambrosini e Lauro Costa, l’ex vicepresidente Tonino Perini e l’ex capo area crediti Massimo Battistelli.
Le prassi della vecchia Banca Marche e della controllata Medioleasing, condotte tra il 2007 e il 2012, che secondo la procura di Ancona avrebbero contribuito al dissesto da 920 milioni di euro della banca, dichiarata insolvente nel marzo 2016, sono stati finanziamenti lampo senza istruttoria concessi a società che versavano in situazioni economiche e patrimoniali difficili, garanzie non effettive o carenti, importi erogati per estinguere debiti pregressi. A distruggere il patrimonio societario, per l’accusa, furono “operazioni dolose“: finanziamenti concessi tra il 2007 e il 2012 con “abuso di poteri e violazione di doveri” per “conseguire un ingiusto profitto a danno della società”, in una “strategia aziendale tesa a favorire un particolare segmento di clientela prevalentemente legata a rapporti personali, e in alcuni casi economici, con il direttore generale Massimo Bianconi”.
Trentadue operazioni riguardano aperture di credito o proroghe di finanziamenti concessi da Banca Marche per operazioni immobiliari a società del Gruppo edile Lanari. Alla scadenza, in molti casi, i finanziamenti venivano prorogati o estinti, con la concessione di nuovi fondi per evitare segnalazioni della posizione debitoria che non veniva riclassificata per “l’aggravamento degli indicatori negativi“. Il tutto mentre il collegio sindacale della banca avrebbe omesso di “esercitare i poteri di vigilanza e di controllo“.