Giovedì 19 gennaio 2017 doppia data. Ricorre il 17° anniversario della morte di Bettino Craxi, il segretario che corruppe e distrusse il Psi di Turati, Nenni, Pertini per ingordigia di potere. È anche il giorno in cui il ministro degli Esteri del governo ombra Renzi/Gentiloni, al secolo Angelino Alfano, in missione ufficiale in Tunisia, ha deciso di recarsi ad Hammamet a rendere omaggio al caro estinto, amico del suo antico padre/padrino, Silvio Berlusconi, autore di «lodi» per sottrarre il capo alla Legalità e alla Legge, puntualmente affossati dalla Corte Costituzionale. Non sappiamo ancora se farà il gesto da privato o da ministro, quindi in rappresentanza del governo, quindi del Paese Italia. In questo caso sorgono problemi morali e giuridici. Anche se decidesse di andare da privato, i problemi resterebbero perché per un ministro il confine tra pubblico e privato è sottilissimo fino quasi a scomparire a scapito del privato, come è giusto.

La notizia è data sul Corriere della Sera dalla figlia di Craxi, Stefania, anche se «con un pizzico di trattenuta soddisfazione» che fa supporre che per lei è scontato che Alfano vada come ministro, quindi in veste ufficiale. In questo caso Craxi sorride nella tomba e si riprende la rivincita da morto veniente. L’amore filiale, si sa, al pari dell’amore qualunque, è sempre cieco e si ostina a considerare il padre grande statista, anche se ben tre gradi di giustizia l’hanno definito e marchiato come «pregiudicato per sempre». Il suddetto Craxi, infatti, qualche giorno prima di essere ammanettato, scappò in Africa e lì rimase usque ad mortem.

Il povero Alfano è preso tra l’incudine del fratello Alessandro assunto alle Poste senza contratto e il martello della sua identità psico-politica (si considera da sé un grande politico, mentre gli altri lo considerano un mediocre «per caso»). Forse per distrarsi dallo smacco subito dal governo libico di Tobruk di Khalifa Haftar, che rifiuta «qualsiasi aiuto» umanitario offerto dal ministro, prima di tornarsene a casa con la prima sconfitta ufficiale, si consola visitando il pregiudicato Craxi, condannato in contumacia. Se i vivi lo rifiutano, sai che soddisfazione sulla tomba di un pregiudicato. Ad onor suo, bisogna dire che non è il primo nostalgico a recarsi ad Hammamet: nel 2000 ai funerali andarono il ministro Lamberto Dini e il sottosegretario Marco Minniti (sì, sì, proprio lui, il nuovo ministro dell’Interno subentrato ad Alfano: com’è perversa la natura!), del governo D’Alema. Nel 2010 tre ministri del governo Berlusconi, foraggiatore illecito di Craxi e del suo sodalizio, Frattini, Sacconi e Brunetta corsero a commemorare il grande statista condannato dall’ingrata Italia e dalla perfida magistratura. Una corsa ad onorare il merito alla corruzione!

È il livello dell’Italietta ereditata da Renzi, l’altro grande statista che non ne ha azzeccata una, ma ci ha fatto perdere tre anni per alimentare la sua smodata megalomania, lasciando incancrenire l’economia tanto che ora l’ombra Gentiloni deve pagare l’infrazione europea di 3,4 miliardi dopo tanta voce grossa e poco fiato. Il terremoto continuo del centro Italia, dove tutto è fermo alla prima scossa, senza nemmeno un avvio di soluzione, è la foto plastica, tragica dell’immobilismo renzista che si agitava tanto, ma solo per restare fermo e trovare una migliore posizione da seduto per twittare, facebookkare, whatsappare e playstationare.

A tutto ciò si aggiunga che, incurante del ridicolo, l’Europa elegge a suo presidente tale Antonio Tajani, già monarchico, poi berlusconista convinto e con Angelino Alfano collega di servitù leale e devota al comune padrone e padre, Silvio B. cui tutto devono, anche l’esistenza. Tajani è così rispettoso del nome del suo guru che lo omette dal proprio curriculum pubblico europeo, dove Berlusconi non esiste. Alfano è così preso dalla riconoscenza che visita la tomba del protettore di Berlusconi, magari in sua rappresentanza. Come si fa a dividere in morte due condannati in vita? Alfano non separi ciò che la natura ha unito. Con due alfieri di questo calibro, Berlusconi comincia a sperare di fare sentire il suo grido di dolore alla Suprema Corte di Strasburgo, dove pende un suo ricorso.

Con un gesto di eutanasia, eleggendo Tonino Tajani, espressione del vuoto berlusconista, l’Europa ha sentenziato la propria estinzione; con un ministro degli Esteri come Angelino Alfano, una cima di rapa nel circo dell’inverosimile, l’Italia ha preso coscienza che Renzi l’ha fregata alla grande distruggendo quel residuo di dignità credibile che ancora aveva nel mondo civile. Poi tutti danno la colpa al populismo di Grillo e, fatto più drammatico, al congiuntivo di Di Maio. Venghino, siore e siori, ultimi spettacoli del Circus Barnum, prima della chiusura definitiva. Con una differenza: il Barnum in 146 di onorata attività, ha fatto ridere e divertire intere generazioni; l’Italia in 156 anni di vita, dall’unità risorgimentale, ha fatto ridere senza divertire.

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